venerdì 4 febbraio 2011

POL - Pd, Meta: No all'Udc, si a un partito che superi vecchi steccati

Roma, 21 ott (Velino) - A quattro giorni dalle primarie del Partito democratico, IL VELINO ha intervistato il deputato Michele Meta, coordinatore della mozione di Ignazio Marino, decretato dai giornali e dal web come il vero vincitore del confronto televisivo fra i tre candidati svoltosi venerdì scorsi su Youdem.

Perchè siete contrari al "lodo Scalfari"?

Abbiamo detto in più occasioni che siamo contrari a chi ci chiede di cambiare le regole del gioco a pochi giorni dalle primarie. Stiamo svolgendo un congresso necessario per rilanciare il progetto del Pd e lo stiamo facendo con regole che ci siamo dati all’unanimità. Non comprendiamo, davvero, le ragioni di chi ci chiede oggi, per giunta fuori dal partito, di fare un accordo con le altre mozioni per riconoscere la vittoria al primo eletto anche nel caso in cui non abbia conseguito il 50 per cento più uno dei voti. Nei territori e sul web è stata espressa una forte e motivata indignazione nei confronti di questo disegno e noi non siamo disponibili a cambiare di una virgola il nostro atteggiamento.

Nel caso in cui nessuno dei tre candidati raggiunga il 50 per cento dei voti e la mozione Marino si trovasse a fare da "ago della bilancia", chi appoggereste tra Pierluigi Bersani e Dario Franceschini?

Abbiamo detto sin dall’inizio della campagna congressuale che se Marino non dovesse vincere la competizione stileremo un programma per punti, precisamente otto, irrinunciabili per la nostra mozione. E sulla base di questi contenuti ragioneremo con il vincitore per capire se c’è disponibilità ad accoglierli. Il merito della candidatura Marino, infatti, è stato principalmente quello di introdurre nella competizione congressuale una discussione sui contenuti che altrimenti non si sarebbe avuta; perché sin dall’inizio si era impostato il congresso come una conta tra chi sosteneva Franceschini e chi Bersani. Fedeli ad un’impostazione che abbiamo tenuto da luglio combatteremo ad oltranza per far valere i principi ed i valori che abbiamo scolpito nella nostra mozione. (segue)

Come reagireste se dalle primarie uscisse vincente la linea bersaniana favorevole ad un accordo con l'Udc? Uscireste dal Partito democratico?

In queste settimane siamo circondati da un dibattito che purtroppo ha il sapore di tatticismi pre-elettorali. Questa stanca ed antica diatriba sulla natura più o meno socialdemocratica del Pd, più o meno cattolica, con chi paventa rischi di un ritorno al passato, è per quanto ci riguarda un falso problema. Così come l’eccessiva attenzione di alcuni sostenitori di Bersani e Franceschini ai movimenti del Grande Centro e dell’Udc. Noi crediamo che questo congresso serva a darci un’identità netta che, a partire dal Lingotto, abbiamo provato a costruire andando oltre i vecchi steccati delle appartenenze comunista e democristiana. Un’identità chiara che però non dobbiamo far emergere in funzione di disegni di alleanze con l’Udc che, come abbiamo visto nel recente affossamento della legge contro l’omofobia, è ancora permeata da elementi conservatori e confessionali. Non è una priorità, a nostro avviso, e saremo coerenti fino in fondo cercando di far valere le nostre ragioni. (segue)

Qual è la sua opinione in merito allo scandalo, denunciato dal senatore Morando, dei cammorristi iscritti nelle liste campane? C'è una questione morale nel Pd?

Forse è proprio vero quello che autorevoli dirigenti del partito hanno detto in questi ultimi giorni, e cioè che il tesseramento controllato dai signori delle tessere e dai notabili di partito è un male che ormai corrode il Pd. Il nostro congresso servirà, io spero, a dotarci di un robusto corredo di regole e di controlli che non sono più rinviabili. Il tempestivo ed efficace intervento del commissario campano, Morando, e del segretario Franceschini hanno comunque sgombrato il campo da sospetti o equivoci sui quali hanno provato nel centrodestra a creare dei finti casi. Nel Mezzogiorno esistono energie autorevoli e forze in grado, se stappiamo il Pd dal soffocante fenomeno del correntismo, di farci diventare una forza di combattimento. Il resto lo faranno le nostre battaglie per il rinnovamento e la formazione delle classi dirigenti che riteniamo una priorità soprattutto nelle regioni meridionali dove serve un cambio di passo per dare vita ad esperienze politiche ed amministrative che riscattino il Mezzogiorno dalle mancate occasioni di sviluppo di questi anni.
 
(spk) 21 ott 2009 17:29

Nessun commento:

Posta un commento