Roma, 4 set (Il Velino) - “Assolutamente non penso che il centrosinistra possa fare un’alleanza che vada da Fini a Casini a Vendola. Questo metterebbe Berlusconi in una posizione di vantaggio nella quale è sempre stato dal 1994 ad oggi”. Così Mario Adinolfi, il giornalista-blogger vicino al Pd, intervistato dal VELINO, ha commentato la proposta avanzata ieri da Rosy Bindi di aprire il nuovo Ulivo anche ai finiani Secondo lei sarebbe credibile una simile alleanza?
“Una grande alleanza Fini-Casini-Vendola-Bersani-D’Alema e magari pure Diliberto proporrebbe uno schema in cui paradossalmente il nuovo sarebbe ancora Berlusconi e sarebbe di nuovo uno scontro tra un politico non professionista e gli ex segretari di tutti i partiti della Prima Repubblica: Fini ex Msi, Rutelli ex Radicali, D’Alema ex Pds, Marini ex Ppi e Vendola mancato leader di Rifondazione comunista. Non vorrei che venissero richiamati in servizio anche la Malfa, ex Pri e Zanone, ex Pli”.
Quale sarà il peso politico di Gianfranco Fini e delle dichiarazioni che rilascerà questo fine settimana?
“Fini è il leader di un gruppo estremamente residuale forte nei numeri di palazzo, assai debole tra i cittadini. Non riesco ad immaginare quale sarà l’elettorato di Futuro e libertà e, quello che dirà oggi e domani, non va ricoperto di particolare importanza. Più o meno ha il valore di una conversazione domenicale tra Pannella e Bordin”.
Se nascesse una convergenza politico-elettorale con i finiani non crede che il Pd rischierebbe di perdere voti?
“Io non voterei mai un partito che si allea con Barbareschi, Briguglio, Bocchino e Fini, rappresentanti della radice opportunista del Msi così come non voterei mai per Gasparri e La Russa. Per me pari sono. Il Pd dia più retta a ciò che dice Matteo Renzi risparmiandoci i paternalistici rimbrotti dalemiani piuttosto che dar retta a ciò che dice un postfascista”.
E allora, considerando l’attuale legge elettorale, quale dovrebbe essere la linea del Pd?
“In presenza di questa legge elettorale contro Berlusconi serve un Pd radicalmente rinnovato capace di fare appello agli astensionisti, cioè agli under 40 che, ricordo al mio partito, sono 28 milioni di italiani. Per fare questo servono idee e facce nuove e alleanze credibili. Il Pd non può snaturare la sua essenza e la sua essenza è quella di un partito maggioritario di massa, unione delle radici del cattolicesimo democratico e di quella sinistra che ha rinnegato il comunismo”.
“Una grande alleanza Fini-Casini-Vendola-Bersani-D’Alema e magari pure Diliberto proporrebbe uno schema in cui paradossalmente il nuovo sarebbe ancora Berlusconi e sarebbe di nuovo uno scontro tra un politico non professionista e gli ex segretari di tutti i partiti della Prima Repubblica: Fini ex Msi, Rutelli ex Radicali, D’Alema ex Pds, Marini ex Ppi e Vendola mancato leader di Rifondazione comunista. Non vorrei che venissero richiamati in servizio anche la Malfa, ex Pri e Zanone, ex Pli”.
Quale sarà il peso politico di Gianfranco Fini e delle dichiarazioni che rilascerà questo fine settimana?
“Fini è il leader di un gruppo estremamente residuale forte nei numeri di palazzo, assai debole tra i cittadini. Non riesco ad immaginare quale sarà l’elettorato di Futuro e libertà e, quello che dirà oggi e domani, non va ricoperto di particolare importanza. Più o meno ha il valore di una conversazione domenicale tra Pannella e Bordin”.
Se nascesse una convergenza politico-elettorale con i finiani non crede che il Pd rischierebbe di perdere voti?
“Io non voterei mai un partito che si allea con Barbareschi, Briguglio, Bocchino e Fini, rappresentanti della radice opportunista del Msi così come non voterei mai per Gasparri e La Russa. Per me pari sono. Il Pd dia più retta a ciò che dice Matteo Renzi risparmiandoci i paternalistici rimbrotti dalemiani piuttosto che dar retta a ciò che dice un postfascista”.
E allora, considerando l’attuale legge elettorale, quale dovrebbe essere la linea del Pd?
“In presenza di questa legge elettorale contro Berlusconi serve un Pd radicalmente rinnovato capace di fare appello agli astensionisti, cioè agli under 40 che, ricordo al mio partito, sono 28 milioni di italiani. Per fare questo servono idee e facce nuove e alleanze credibili. Il Pd non può snaturare la sua essenza e la sua essenza è quella di un partito maggioritario di massa, unione delle radici del cattolicesimo democratico e di quella sinistra che ha rinnegato il comunismo”.
(spk) 4 set 2010 16:24
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