Roma, 24 ago (Il Velino) - “L’alleanza di centrodestra sembra immersa nello scenario dei Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Prima l'abbandono di Casini, ora la irreversibile crisi con Fini. Le forze più moderate hanno abbandonato uno schieramento sempre più dominato dalla logica puramente personale degli interessi di Berlusconi e dallo spirito divisivo di una Lega”. Così Walter Veltroni è intervenuto sulla calda estate del centrodestra con una lettera aperta sul Corriere della Sera rivolta direttamente agli italiani. Veltroni, inoltre, esprime preoccupazione per la deriva populista del premier e spera “che si concluda rapidamente l'era Berlusconi. Ma forse con una visione opposta a quella di alcuni protagonisti della vita politica italiana”. “Spero che finisca questo tempo – scrive Veltroni - non per tornare a quello passato. Non per mettere la pietra al collo al bipolarismo e riportare l'orologio ai giorni in cui pochi leader decidevano vita e morte dei governi, quasi sessanta in cinquanta anni, come l'andamento del debito pubblico testimonia in modo agghiacciante”. L’ex leader del Pd ha inoltre fortemente criticato la frase più ricorrente anche tra i politici della sinistra negli ultimi mesi, ossia “mi alleo anche con il diavolo pur di...”. “Io rimango dell'idea che invece le uniche alleanze credibili, prima e dopo le elezioni, siano quelle fondate su una reale convergenza programmatica e politica”, ha spiegato Veltroni ribadendo il suo no ad “una santa alleanza contro Berlusconi” purchè sia. Ed è per questo che in caso di crisi di governo Veltroni si auspica la nascita di “soluzioni capaci di fronteggiare per un breve periodo l'emergenza finanziaria e sociale e di riformare la legge elettorale dando forma, per esempio attraverso i collegi uninominali e le primarie per legge, a un moderno e maturo bipolarismo”. Parole queste fortemente condivise da Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, secondo cui “al di là di alcune forzature polemiche contro il Pdl e l'attuale maggioranza, l'intervento odierno di Veltroni porta con sè elementi non banali e largamente condivisibili da parte di tutti coloro che, ovunque collocati, abbiano a cuore un bipolarismo forte (nel mio caso, addirittura un tendenziale bipartitismo sul modello anglosassone)”. “Veltroni fa bene, fa benissimo a dire no a una modifica della legge elettorale volta a richiamare invita i fantasmi e gli scheletri della prima repubblica - aggiunge Capezzone -; così come fa ancora meglio a dire no ad una sorta di ammucchiata a sinistra, di accozzaglia con dentro tutto e il contrario di tutto, unita solo dal cemento dell'antiberlusconismo. Se tutto questo è condivisibile (e a mio avviso lo è), resta un solo dubbio: perchè proprio Veltroni, allora leader del Pd, dopo avere scelto la strada secondo me giusta della 'vocazione maggioritaria', decise di contraddirsi e di imbarcare Di Pietro e la sua Idv, inchiodando la sinistra ad un'alleanza con i giustizialisti?” Come potrà l'attuale Pd dire no, ad esempio, alle componenti massimaliste di sinistra, dopo avere detto sì ai dipietristi?” Anche secondo Sandro Bondi, "l'articolo di Veltroni contiene finalmente una riflessione politica seria su cui è necessario che tutti si misurino”. “Sebbene non condivida i giudizi comprensibilmente propagandistici sul centrodestra, - ha concluso il ministro - non si possono non sottoscrivere le giuste preoccupazioni di Veltroni sulla tentazione da parte di coloro che vogliono sconfiggere Berlusconi non attraverso una limpida alleanza politica e programmatica ma con una nuova legge elettorale e una alleanza costituzionale che favorirebbe il ritorno al partitismo del passato e metterebbe una pietra al collo del bipolarismo".
La lettera di Veltroni ha acceso il dibattito anche nel Pd. Marco Follini, pur non condividendo “la visione un po’ mitologica del bipolarismo” ha colto “nella sua riflessione un respiro profondo e significativo. Sarebbe molto se il Pd recuperasse quella netta delimitazione verso l'estrema sinistra che proprio Veltroni aveva tracciato due anni fa”. Per Giovanna Melandri, “con la sua lettera Veltroni ha riaperto il panorama ad una rinnovata passione politica”. Più sobri i deputati del Pd, Simonetta Rubinato e Tommaso Ginoble: “Ha ragione Walter Veltroni, gli italiani devono poter scegliere uno schieramento alternativo di vera innovazione riformista”. Da parte di un gruppo di deputati Pd di cultura popolare - Enrico Gasbarra, Paola Merloni, Gianluca Benamati, Mario Cavallaro, Luciana Pedoto – arriva l’appello a evitare nuove “alleanze confuse” e costruire una “coraggiosa, seria e chiara alternativa di governo che non guardi soltanto alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”. Il vicepresidente della commissione di Vigilanza della Rai, Giorgio Merlo, ha sottolineato che “la logica della sommatoria non sempre è vincente. A volte si trasforma in una sorta di maionese impazzita dove prevale la sola confusione dettata da pregiudiziali di natura personale o ideologica”. Sulla stessa linea anche il senatore del Pd Roberto Della Seta: “Troppi – ha evidenziato - anche nel Pd sembrano convinti che pur di togliere di mezzo Berlusconi tutto sia lecito, anche allearsi con partiti e con persone lontane anni luce da una vera prospettiva riformista”. Secondo il vicepresidente della commissione Affari europei, Enrico Farinone, “il Pd non si deve abbandonare a visioni centralistiche, deve piuttosto garantire diritto di voce anche a quelle culture che possono apparire minoritarie”.
Mario Barbi, parlamentare Pd, ha ammonito: “Se il centrosinistra si rinchiude nella cittadella del verbo ‘difendere’ e nella prospettiva del ‘tutti uniti contro’, altissimo è il rischio che ad apparire a favore delle riforme e a vincere di nuovo siano gli affaristi e i divisionisti”. Dal Pd si registrano anche critiche. Franco Monaco ha ritenuto “giusto lo stimolo” dell’ex sindaco di Roma ma, ha aggiunto “sarebbe lecito attendersi da Veltroni una riflessione critica, ancorché tardiva, su errori e responsabilità di una sconfitta la cui portata strategica paghiamo ancora oggi con un centrosinistra minoritario e diviso come non mai”. Si tratta, ha ricordato l’esponente del Pd, di “una sconfitta che lui stesso riconobbe parlando di un suo 'fallimento' all'atto delle sue dimissioni, ma di cui non ci diede modo di discutere dentro il Pd e a suo beneficio, così da farne tesoro, perché lasciò la segreteria con una conferenza stampa”. Per Gianni Pittella, della Direzione del Pd, non si può “riportare l’orologio al 2008 e a una riedizione del confronto elettorale, del progetto e della leadership che ci hanno visto sconfitti e confinati in netta minoranza in Parlamento e nel Paese”. In questa fase “occorre invece lavorare alla costruzione delle vaste alleanze necessarie”.
La lettera di Veltroni ha acceso il dibattito anche nel Pd. Marco Follini, pur non condividendo “la visione un po’ mitologica del bipolarismo” ha colto “nella sua riflessione un respiro profondo e significativo. Sarebbe molto se il Pd recuperasse quella netta delimitazione verso l'estrema sinistra che proprio Veltroni aveva tracciato due anni fa”. Per Giovanna Melandri, “con la sua lettera Veltroni ha riaperto il panorama ad una rinnovata passione politica”. Più sobri i deputati del Pd, Simonetta Rubinato e Tommaso Ginoble: “Ha ragione Walter Veltroni, gli italiani devono poter scegliere uno schieramento alternativo di vera innovazione riformista”. Da parte di un gruppo di deputati Pd di cultura popolare - Enrico Gasbarra, Paola Merloni, Gianluca Benamati, Mario Cavallaro, Luciana Pedoto – arriva l’appello a evitare nuove “alleanze confuse” e costruire una “coraggiosa, seria e chiara alternativa di governo che non guardi soltanto alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”. Il vicepresidente della commissione di Vigilanza della Rai, Giorgio Merlo, ha sottolineato che “la logica della sommatoria non sempre è vincente. A volte si trasforma in una sorta di maionese impazzita dove prevale la sola confusione dettata da pregiudiziali di natura personale o ideologica”. Sulla stessa linea anche il senatore del Pd Roberto Della Seta: “Troppi – ha evidenziato - anche nel Pd sembrano convinti che pur di togliere di mezzo Berlusconi tutto sia lecito, anche allearsi con partiti e con persone lontane anni luce da una vera prospettiva riformista”. Secondo il vicepresidente della commissione Affari europei, Enrico Farinone, “il Pd non si deve abbandonare a visioni centralistiche, deve piuttosto garantire diritto di voce anche a quelle culture che possono apparire minoritarie”.
Mario Barbi, parlamentare Pd, ha ammonito: “Se il centrosinistra si rinchiude nella cittadella del verbo ‘difendere’ e nella prospettiva del ‘tutti uniti contro’, altissimo è il rischio che ad apparire a favore delle riforme e a vincere di nuovo siano gli affaristi e i divisionisti”. Dal Pd si registrano anche critiche. Franco Monaco ha ritenuto “giusto lo stimolo” dell’ex sindaco di Roma ma, ha aggiunto “sarebbe lecito attendersi da Veltroni una riflessione critica, ancorché tardiva, su errori e responsabilità di una sconfitta la cui portata strategica paghiamo ancora oggi con un centrosinistra minoritario e diviso come non mai”. Si tratta, ha ricordato l’esponente del Pd, di “una sconfitta che lui stesso riconobbe parlando di un suo 'fallimento' all'atto delle sue dimissioni, ma di cui non ci diede modo di discutere dentro il Pd e a suo beneficio, così da farne tesoro, perché lasciò la segreteria con una conferenza stampa”. Per Gianni Pittella, della Direzione del Pd, non si può “riportare l’orologio al 2008 e a una riedizione del confronto elettorale, del progetto e della leadership che ci hanno visto sconfitti e confinati in netta minoranza in Parlamento e nel Paese”. In questa fase “occorre invece lavorare alla costruzione delle vaste alleanze necessarie”.
(Francesco Curridori) 24 ago 2010 11:43
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