Roma, 19 ott (Velino) - Ignazio Marino non ci sta. Il senatore-medico, forte del grande successo di critica e di pubblico ottenuto durante il dibattito di venerdì, rimane fermo nella sua posizione: niente “lodo Scalfari”. Da una parte c’è la volontà di voler essere l’ago della bilancia, ma dall’altra c’è la necessità di smarcarsi dai due principali sfidanti proprio per poter essere l’ago della bilancia. Insomma il trapiantologo genovese sa che se il 25 ottobre vuol ottenere un risultato soddisfacente deve giocare da battitore libero e raggiungere così il voto dei delusi e degli scontenti del Pd che lo hanno osannato via web. Marino ha capito che per poter essere determinanti non si deve cedere terreno né a Bersani né a Franceschini sul tema della laicità, principale punto del suo programma. Lo scopo è puntare sul voto dell’elettorato laico che, in occasione delle assemblee congressuali, gli ha decretato un enorme successo nelle grandi città. Qualora le primarie dovessero confermare una crescita della mozione Marino, anche se non fosse determinante, ma soltanto significativa (poniamo il 20 per cento), si porrebbe il problema dell’applicazione del “lodo Scalfari”. Per Pierluigi Bersani e Dario Franceschini a quel punto si porrebbe il problema di come tener conto di una così importante fetta di elettorato che non vuole “inciuci” tra oligarchie di partito. A fine estate i due principali sfidanti si erano detti contrari a protrarre la campagna di tesseramento perché il regolamento doveva essere rispettato. In un momento in cui il centrosinistra fa della “questione morale” un must chiedere ai propri elettori di chiudere un occhio di fronte al rispetto di una regola è alquanto sconveniente sia per Bersani che per Franceschini. Questo è solo uno dei motivi per cui la candidatura di Marino può essere moltiplicatore di tensioni e divisioni. Se infatti non è intenzioni di Marino quella di creare una corrente laica all’interno del Pd, è anche vero che la sua componente potrebbe impedire l’accordo tra Pd e Udc, al punto tate da compromettere l’esito delle regionali 2010. (spk)
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