domenica 6 febbraio 2011

POL - Regionali, vincitori e vinti

Roma, 30 mar (Velino) - Al termine di ogni competizione elettorale la domanda è sempre la stessa: Chi vince? Chi perde?

Considerando esclusivamente i dati numerici di ieri il centrosinistra ha vinto in sette regioni e il centrodestra in sei. Dal punto di vista politico però bisogna considerare che le regioni italiane sono 20 e, senza considerare Valle D'Aosta e Trentino che hanno caratteristiche del tutto particolari, tutte le altre regioni dove non si votava sono governate dal centrodestra: Friuli, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna. Preso atto quindi che il centrodestra ha vinto in sei regioni e cinque le governava già, si può affermare che al momento governa 11 regioni su 20 e quindi può legittimamente puntare alla presidenza della Conferenza Stato-Regioni.

Se si fa un confronto invece esclusivo sulle 13 regioni in cui si è votato ieri si può dire che a distanza di cinque anni si è passati da un 11 a 2 per il centrosinistra ad un 7 a 6 sempre per il centrosinistra e ciò significa che il centrodestra ha strappato ben 4 regioni alla sinistra. Al di là del numero di regioni conquistate dall'una o dall'altra parte il centrodestra governa la maggioranza degli italiani, avendo vinto nelle regioni più popolose.

Per quanto riguarda la situazione dei partiti, il Pd resta “un partito appenninico”. Al Nord infatti i democratici non arrivano al 23 per cento, perdono il Piemonte e tengono soltanto la Liguria che tradizionalmente si può considerare una “regione tendenzialmente rossa” in quanto dal '95 ad oggi il centrodestra ha vinto le regionali solo una volta. La vittoria di Burlando inoltre nasconde solo parzialmente il fatto che il Pdl ha preso dal Pd lo scettro di primo partito della regione. Le altre vittorie del centrosinistra sono state riportate tutte nel Centro Italia, ad eccezione della Puglia dove il candidato del centrosinistra Nicky Vendola non è un esponente del Pd. (segue)

Il Pdl sembrava un partito allo sbando, succube della Lega e incastrato su se stesso nel caos delle liste, ma alla resa dei conti il suo elettorato si è mostrato molto compatto. Di sei regioni conquistate Lombardia e Campania sono state appannaggio di esponenti di ex Forza Italia (Formigoni e Caldoro), Lazio e Calabria di ex aennini (Polverini e Scopelliti) e in Piemonte e Veneto gli elettori del Pdl hanno contribuito alla vittoria del centrodestra pur sapendo che avrebbero ceduto la presidenza ad un leghista.

Dal punto di vista dei voti assoluti ottenuti dal Pdl a livello nazionale, è impossibile fare una comparazione con le precedenti tornate elettorali perché si votava in 13 regioni su 20, perché l'astensionismo per le politiche è sempre molto più basso che per le votazioni locali e infine perché nelle consultazioni generali non scendono in campo, come in quelle locali, le liste civiche. Per fare l'esempio che più aiuta a capire: il 33 per cento ottenuto dalla lista civica di Renata Polverini nel Lazio sarebbe andato in larga misura nelle “casse” del Pdl se la lista del Popolo della libertà non fosse stata esclusa dalla competizione. (segue)

La Lega è la grande vincitrice al Nord per aver conquistato con Cota il Piemonte e per essere diventata il primo partito in Veneto, che governerà con Zaia, mentre l'Udc è stato ago della bilancia solo nel Lazio (oltre che in Puglia, dove però ha fatto vincere il candidato, Vendola, che non voleva sostenere). Dall'altra parte si tratterà di capire se il successo dell'Italia dei Valori e la vittoria di Vendola in Puglia sposteranno l'asse del nuovo centrosinistra di Bersani sempre più verso posizioni estreme che rendono problematica la costruzione di una alternativa di governo.

Berlusconi infine. Il premier ha brillantemente superato anche questo nuovo test elettorale. Le regionali italiane, a differenza di quelle francesi infatti, non hanno scalfito il governo, ma lo hanno addirittura rafforzato.
 
(Francesco Curridori) 30 mar 2010 10:05

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