Roma, 30 ago (Il Velino) - “Considerata la mia iscrizione nella categoria degli ‘ulivisti puri’ è per primo sul nuovo Ulivo che mi farebbe piacere avere da Bersani qualche delucidazione in più" in quanto “se Bersani ritiene che sia necessario dare vita di nuovo a una alleanza di natura politica, come appunto fu per noi l'Ulivo, essa deve essere fondata da subito su un progetto di lunga durata per il Paese, e non svolta come una sequenza di iniziative eccezionali, di compromessi a termine”. Così Arturo Parisi, in una lettera al 'Corriere della sera', ha palesato i suoi dubbi sulla proposta del nuovo Ulivo rilanciata ieri da Pier Luigi Bersani nel corso della sua intervista sul videoforum di Repubblica.it. Ma il segretario del Pd ieri ha cercato soprattutto di arginare le polemiche intestine e ha invitato a "non impiccarsi ai modelli", la "prima cosa da fare – ha spiegto - è discutere e vedere in quanti, anche non nel centrosinistra, sono d'accordo nel cambiare una legge che è un'abominia". E ha avvertito che "non bastano due regole per raddrizzare le gambe ai cani. In Italia nel senso comune si è determinato un assetto bipolare che non saranno quattro righe a sconfessare". Il segretario Pd ha aggiunto però di avere in mente "correzioni" al modello tedesco o al "Mattarellum". La legge elettorale "va cambiata", e "una stagione di transizione può servire" a questo scopo, "ma l'Italia – ha avvertito il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini - deve difendere il bipolarismo" e restarci "dentro" senza "l'anomalia Berlusconi". "Dobbiamo discutere, tenendo presente che dobbiamo mantenere un sistema europeo moderno, bipolare, basato sull'alternanza dei partiti". Quale legge elettorale è la migliore per battere Silvio Berlusconi è una preoccupazione anche di Massimo D’Alema, intervistato ieri da Repubblica, secondo cui non si può “rischiare di tornare al voto con questo sistema” che “fa comodo solo a Berlusconi, che col 38 per cento dei consensi può farsi eleggere al Quirinale, e chiudere i giochi per sempre”. Le vie alternative a tale legge elettorale sono, secondo D’Alema, o il doppio turno alla francese “che seleziona in anticipo le forze in campo, e potrebbe interessare all'Udc” o “il sistema tedesco, proporzionale con lo sbarramento, che rompe la rigidità dello schema ‘blocco contro blocco’”. Quest’ultima è senza dubbio da tempo quella privilegiata dall’ex premier perché “con il sistema tedesco noi potremmo convogliare un campo vasto di forze, dall'Udc alla Lega, e creare un assetto tendenzialmente bipolare, anche se non bipartitico, dove si andrebbe alle urne con cinque, massimo sei partiti, con un centro forte che si allea con la sinistra, con la sfiducia costruttiva, con una buona stabilità dei governi, che volendo potremmo persino rafforzare con l'introduzione di una clausola anti-ribaltone". Il sistema tedesco, insomma, sarebbe l’unico in grado di garantire a Bersani di poter costruire la sua “alleanza per la democrazia”.
Per Enrico Farinone però il ragionamento dell'ex ministro degli Esteri "mina alle fondamenta il Pd", perché "se si vuol rimettere il trattino" al centrosinistra, "è evidente che non starà bene a chi, oggi convintamente nel Pd e proveniente dal centro, si troverà a essere in un Pd tutto, o quasi, di sinistra che cerca, per di più, un'alleanza con un centro fuori da sé". "L'orientamento prevalente emerso dall'assemblea nazionale – ha ricordato la presidente del Pd, Rosy Bindi - è stato quello di andare avanti sul sistema maggioritario, uninominale possibilmente a doppio turno" e "non si può tornare alla politica delle mani libere, come di fatto propone D'Alema con il sistema tedesco, delle coalizioni costruite a tavolino dopo il voto". Il senatore del Pd Stefano Ceccanti, con una nota su Facebook, ha mosso dure critiche alla posizione espressa da D’Alema. Il sistema tedesco, infatti, secondo il costituzionalista del Pd non pone un chiaro vincolo elettorale e non assicura l’alleanza col centro. “Premesso che dopo il voto il ‘centro forte,’ammesso che ci fosse, potrebbe anche decidere di allearsi a destra, o comunque con chi gli offre di più, a cominciare dalla Presidenza del Consiglio, è evidente che - ha spiegato Ceccanti - tutto ciò ha ben poco a che fare sia con l’Ulivo, vecchio o nuovo come da recente rilancio di Bersani, sia col Pd, che non sono nati come forze di sinistra per farsi poi traghettare al governo dal ‘centro forte’”. Il senatore ha proposto quindi il ritorno al sistema maggioritario così come aveva già fatto la scorsa settimana Walter Veltroni dalle pagine del Corriere della Sera secondo cui c’è bisogno di “riformare la legge elettorale dando forma, per esempio attraverso i collegi uninominali e le primarie per legge, a un moderno e maturo bipolarismo”.
(spk/fdp) 30 ago 2010 17:17
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