sabato 12 febbraio 2011

La profonda crisi del Pd


di Francesco Curridori
curridori@ragionpolitica.it
  
martedì 21 settembre 2010

Walter Veltroni, nel 2008, come leader del centrosinistra, portò il Partito Democratico al 33,7% e fece eleggere ben 325 parlamentari. Ora di questi 325 solo 75 hanno sottoscritto il documento redatto in questi giorni dalla minoranza del partito guidata dall’ex sindaco di Roma. La più alta poltrona del Campidoglio sembra non portare bene a chi decide di sfidare Berlusconi alle politiche. Francesco Rutelli, che nel 2001 sfidò il premier, nel corso degli ultimi anni è stato emarginato dentro il Pd ed ora guida un partito che, secondo i sondaggi, sfiora a malapena l’un per cento.
Ma, volendo tralasciare gli excursus storici, resta il fatto che, personalità come Dario Franceschini e Piero Fassino abbiano cambiato corrente nel giro di appena un anno dal congresso che ha eletto Pierluigi Bersani segretario. Ecco quindi che, anche se non ci sarà una vera e propria scissione, si intravede un futuro sempre più funesto per il Pd, primo partito d’opposizione. Primo si, ma anche molto debole, come ricordano i veltroniani nel loro documento. Il Pd vive nel pieno di un paradosso: «è riuscito ad ottenere quasi il 34 per cento dei voti nel momento di massima difficoltà per il centrosinistra e di massimo consenso al berlusconismo e fatica oggi a stare sopra il 25 per cento, in piena crisi politica del centrodestra». Ammesso e non concesso che la crisi del centrodestra sia così grave da non poter essere superata, agli occhi degli italiani la crisi della sinistra appare grande come una trave.
La gente comune non si capacita di come sia possibile che nel momento in cui è in atto una spaccatura tra i fondatori del Pdl, si verifichi una situazione analoga anche a sinistra. Il «documento dei 75», sebbene nei primi 5 punti sia sostanzialmente in linea col partito nell’opposizione al governo Berlusconi, nelle sue parti finali smonta tutta l’impostazione politica dalemo-bersaniana. L’attuale classe dirigente del partito viene accusata di scarso coraggio e di oscillare tra un’ipotesi «neo-frontista» ed una «vetero-centrista». Come si spiega nel documento la prima «punta a raccogliere lo schieramento quantitativamente più vasto, talmente vasto da avere in comune solo l’avversario: un errore strategico, che in passato il centrosinistra ha già pagato caro, in termini di tenuta, di affidabilità, di credibilità, di autorevolezza». La seconda propone «una riedizione di un modello di sistema politico che assegna a tavolino la rappresentanza dei delusi dal berlusconismo a un polo moderato, spinto da sinistra a giocare una partita di autonomia e convenzionalmente abilitato ad esercitare un ruolo di perno nella evoluzione del quadro politico italiano. Da qui i rischi di trasformismo…». Secondo gli oppositori alla linea veltroniana della vocazione maggioritaria (che nel documento rimane ancora una formula priva di un concreto significato), c’è da chiedersi se Veltroni è tanto ingenuo da pensare che Berlusconi si possa battere correndo «da soli». Ma, a mio avviso, c’è da chiedersi anche come un elettore moderato possa scegliere di votare un’Unione di Centro alleata con la sinistra? Da questo punto di vista, perciò, Veltroni non avrebbe tutti i torti ad opporsi all’ipotesi «vetero-centrista», ma appare altresì presuntuoso ed inverosimile immaginare che il Partito democratico possa captare da solo l’elettorato moderato. Si ricordi, infatti, che molti esponenti cattolici nel corso di questi due anni sono passati dal Pd all’Udc o all’Alleanza per l’Italia di Rutelli.
Insomma se Atene piange, Sparta non ride. ll centrodestra sta risolvendo la sua crisi sfruttando proprio la debolezza della sinistra attaccandola dal suo cuore nevralgico: il centro. E poco importa se Enrico Letta pensa di risolvere la crisi interna al Pd negando la necessità di trovare un nuovo Prodi in quanto «un Prodi c’è già ed è Bersani». Un Bersani che ha avviato la campagna «rimbocchiamoci le maniche» incurante di ciò che avviene nel suo schieramento. Circondato com’è da Vendola e da Veltroni, forse sarà proprio lui a chiedere ospitalità ad un Papa straniero per salvarsi dalle grinfie dei suoi avversari.

Nessun commento:

Posta un commento