mercoledì 30 marzo 2011

L'opposizione continua a perdere i pezzi


di Francesco Curridori
curridori@ragionpolitica.it
  
lunedì 28 marzo 2011

pd_simbolo.jpgMentre in Libia infuriano i venti di guerra il centrosinistra italiano si mostra inspiegabilmente unito in favore dell'intervento militare contro Gheddafi. Poco tempo fa fonti vicine ai rottamatori di Matteo Renzi mi hanno confidato che la strategia di Bersani è di «spargere cenere sul terreno per spegnere il fuoco, ma sotto sotto il partito brucia». E infatti davanti ad un conflitto storicamente è la sinistra ad avere dei dubbi sull'opportunità o meno dell'intervento militare. In questo caso no, anche le bombe sono ammesse pur di fare un dispetto al premier Berlusconi, che con Gheddafi ha stipulato nel 2008 il trattato di amicizia italo-libico.
Se in politica estera il Partito democratico si mostra granitico, in politica interna però continua silenziosamente a perdere pezzi. A livello nazionale i democratici possono contare già la fuoriuscita di dieci deputati e dieci senatori che dal Pd si sono diretti verso lidi centristi, terzopolisti o «responsansabili». Alla Camera tra le uscite più eclatanti si ricordano quelle della teodem Paola Binetti (ora Udc) e dell'imprenditore veneto Massimo Calearo (ora tra i responsabili), al Senato quelle del questore Achille Serra e la cattolica Dorina Bianchi, entrambi nell'Udc. Dal canto suo, invece, Francesco Rutelli, a furia di rastrellare tra le file del suo ex partito, riuscirà a breve a formare il gruppo dell'Alleanza per l'Italia in Senato. Tutto questo è un segno tangibile di un'insofferenza dei cattolici e dei moderati nei confronti di un partito che non ha una linea chiara sulle questioni etiche e che troppo spesso è succube della popolarità del leader di Sinistra, Ecologia e Libertà. Ora la fuga si allarga anche in periferia. A lasciare il partito sono Salvatore Perugini, sindaco di Cosenza, Andrea Causin, consigliere regionale e presidente delle Acli venete e l'eurodeputato Giancarlo Susta. Sul piede di guerra si pongono i veltroniani, Beppe Fioroni e gli ex popolari del Pd che continuano invano, ormai da mesi, a chiedere un cambio di rotta, preoccupati dalla deriva sempre più fintamente socialdemocratica e dalemiana che sta assumendo il partito. Partito che in nessuna delle quattro grandi città, Milano, Torino, Napoli e Bologna, presenta un candidato moderato proveniente dall'ex Margherita. Sempre intema di abbandoni è rilevante la querelle nata all'interno dell'Italia dei Valori tra lo storico Nicola Tranfaglia, responsabile del dipartimento cultura del partito,  e il leader Antonio Di Pietro, che ha portato l'ex Pm ad esautorare il primo giustificando il suo atto di epurazione sostenendo che Tranfaglia lo avrebbe minacciato per farsi rinnovare il contratto.
Un discorso a parte merita il Terzo Polo, dove anche Futuro e Libertà per l'Italia è alle prese con divisioni e abbandoni. Dopo le varie fuoriuscite del 14 dicembre che hanno dato vita al gruppo di Iniziativa Responsabile, dopo l'addio di Alessandro Campi da direttore scientifico di FareFuturo e dopo l'addio di Luca Barbareschi, è arrivata la rottura con Adolfo Urso, segretario generale della fondazione finiana. Urso, leader delle colombe del partito, ha dapprima chiuso ffwebmagazine, il giornale online diretto da Filippo Rossi (che ora ha fondato il futurista), e ha poi dato vita all'associazione FareItalia.

POL - Pd, Merlo: Bene Marini, questo è il momento dell'unità Libia, sinistra paficista e di piazza non esprime cultura di governo

Roma, 29 mar (Il Velino) - “È stata una direzione positiva perché ha ribadito la necessità dell’unità del partito in questo momento. Senza l’unità di tutte le aree il partito rischia non solo di non essere credibile come alternativa al centrodestra ma rischia anche di favorire fenomeni di fughe periferiche. Ecco perché in questa fase è indispensabile che sia chiaro il messaggio di unità che si trasmette ai militanti e agli elettori”. Questa l’opinione di Giorgio Merlo, deputato del Partito democratico, sull’andamento della direzione nazionale del partito, tenutasi ieri in via di Sant’Andrea delle Fratte.“Condivido quello che ha detto Marini – ha detto l’ex popolare Merlo in riferimento alla querelle tra l’ex presidente del Senato e il veltroniano Fioroni - cioè è il momento della chiarezza quindi ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Se uno condivide il progetto lo deve dire con chiarezza, senza tentennamenti e senza balbettamenti di sorta. Marini sotto questo aspetto è stato quanto mai chiaro. La dialettica interna è sempre positiva però questa dialettica non deve innescare meccanismi di implosione”.

Per quanto riguarda la politica estera, Merlo ha confermato la linea interventista tenuta fin qui dal Pd: “Sulla questione libica c’è una perfetta unità. Abbiamo detto che ci riconosciamo sino in fondo negli organismi internazionali. La sinistra totalmente pacifista e di piazza, che io rispetto, non esprime una cultura di governo. Noi siamo un partito di governo e come tale ci comportiamo".
 
(spk) 29 mar 2011 20:03

sabato 26 marzo 2011

POL - Fini: Autonomia ordine giudiziario è punto che dovrebbe unire tutti

Roma, 25 mar (Il Velino) - "Credo che sulla giustizia ci devono essere dei punti di convergenza: innanzitutto sulla ripartizione dei poteri e sulla autonomia dell'ordinamento giudiziario. Questo punto, cioe' il principio dell'autonomia costituzionalmente sancito, dovrebbe unire tutti". Lo ha detto Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro "L'Italia che vorrei".
 
(spk) 25 mar 2011 19:17

POL - Federalismo, Fini: La Padania è una sciocchezza

Roma, 25 mar (Il Velino) - “La lega con la parola federalismo ha messo tutto insieme. La più grande sciocchezza è proprio la Padania. Non si può sostituire all'identità nazionale un'identità non statuale e culturale. Non si può sostituire all'identità nazionale una identità artefatta come la Padania, quella è una pianura, non un'identità. Quello che tiene insieme chi vive a Ventimiglia con chi vive in Cadore è l'Italia, non la Padania". Lo ha detto Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro "l'Italia che vorrei".
 
(spk) 25 mar 2011 19:15

POL - Fini: Parola “inciucio” volgare, necessario trovare punti comuni

Roma, 25 mar (Il Velino) - “La parola ‘inciucio’ è volgare. Solo l'Italia si può permettere il lusso di non trovare punti comuni. Io un paese come l'Italia non lo conosco”. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro “L'Italia che vorrei” a Roma. Fini lamenta che "noi viviamo negli istinti e negli istanti. È rarissimo che ci sia un discorso che stimoli un ragionamento, stimola solo gli istinti".
 
(spk) 25 mar 2011 18:17

POL - Fini: Uscire da derby tribale in cui tifoserie nemmeno guardano match

Roma, 25 mar (Il Velino) - "Se non diamo inizio ad una stagione di riforme il nostro sistema non starà più in piedi. Non esiste una riforma federale senza una riforma istituzionale. Ora c'è la logica che la colpa è sempre di un altro, siamo alla lotta tribale del derby Roma-Lazio Dove le reciproche tifoserie ormai non guardano nemmeno più la partita”. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro “L'Italia che vorrei” a Roma.
 
(spk) 25 mar 2011 18:13

POL - Fini:40% di indecisi che dice basta è campanello di allarme per tutti

Roma, 25 mar (Il Velino) - "In una politica confusa e rissosa io faccio un ragionamento di sistema che prescinde dal Pdl, dal Pd o dalla nascita di Futuro e libertà. Il 40 per cento degli italiani indecisi che dice basta è un campanello d'allarme per tutti. Usciamo dal presentismo: in molti casi la politica italiana è bloccata dal presentismo e dallo specchietto retrovisore, nel dire è colpa tua o mia”. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro “L'Italia che vorrei” a Roma.
 
(spk) 25 mar 2011 18:11

POL - Fini: Grande distanza tra l’Italia che vorrei e quella che c’è

Roma, 25 mar (Il Velino) - “Vorrei un'Italia con la democrazia dell'alternanza. Tra l'Italia che vorrei e quella che c'è esiste una grande distanza se nel sistema bipolare non c'è quasi nulla di unificante". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso della presentazione del suo libro “L'Italia che vorrei” a Roma.
 
(spk) 25 mar 2011 17:58

POL - Pa, Bersani: In ogni annuncio di Brunetta c'è ostilità

Roma, 24 mar (Il Velino) - "Io ho fatto il ministro perché pensavo che fare le liberalizzazioni fosse di centrosinistra. Ora dico che riformare la pubblica amministrazione è di centrosinistra. La destra non risolverà mai questo problema perché in ogni annuncio di riforma di Brunetta c’è l’ostilità, il ludibrio, lo sbeffeggiamento. Noi vogliamo un Paese libero da corporazioni ma alcuni beni pubblici non devono essere lasciati liberi dal mercato: scuola, sanità, sicurezza e la regia di tutto ciò spetta alla pubblica amministrazione". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, nel corso di un convegno di partito sulla pubblica amministrazione.
 
(spk) 24 mar 2011 16:30
 

POL - Pd, Bersani: Serve riscossa civica, non bastano le riforme

Roma, 24 mar (Il Velino) - “La priorità è la lotta alla corruzione. Fare la riforma repubblicana non è solo riformare la Costituzione, fare la riforma elettorale, ma serve una riscossa civica: sobrietà, rigore, merito”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, nel corso di un convegno del partito sulla pubblica amministrazione. Sulla situazione dell'economia italiana, Bersani ha affermato: "Ci raccontiamo che stiamo meglio degli altri, non è vero nulla. Senza un po’ di crescita non teniamo i conti e il centrosinistra mediamente è stato in grado di tenere meglio del centrodestra i conti pubblici". Sulla pubblica amministrazione, infine, Bersani ha proposto che ogni quattro o cinque anni ogni ente pubblico presenti un piano industriale come ogni libera impresa.
 
(spk) 24 mar 2011 16:28

POL - Libia, Bersani: Governo senza futuro, Pd si assuma responsabilità

Roma, 24 mar (Il Velino) - "Questo governo non ha futuro e il Pd si deve assumere maggiori responsabilità. Il documento delle opposizioni unite sulla Libia ha avuto un centinaio di voti in più di quello della maggioranza. Abbbiamo votato contro quello del governo perché vogliamo che ciò che diciamo come paese si capisca all’Onu, a Bruxelles e a Bengasi". Lo ha detto - in relazione al voto della Camera sulla situazione libica - Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, nel corso di un convegno sulla Pubblica amministrazione. "La risoluzione Onu - ha continuato Bersani - approva l’uso della forza per fermare i massacri. L’interlocutore non può essere Gheddafi. Abbiamo dato un messaggio ambiguo agli occhi del mondo. Noi che siamo il paese più prossimo alla Libia non possiamo permetterci ambiguità". Secondo il segretario Pd "l’italia ha perso posizioni, e noi come opposizioni - ha proseguito - lavoriamo perché l’Italia abbia la sua dignità. Non siamo bellicisti, siamo lì per fermare i massacri. Dopo deve intervenire la diplomazia".
 
(spk) 24 mar 2011 16:26

POL - Libia, Bersani: Governo senza futuro, Pd si assuma più responsabilità

Libia, Bersani: Governo senza futuro, Pd si assuma più responsabilità
Roma, 24 mar (Il Velino) - "Questo governo non ha futuro e il Pd si deve assumere maggiori responsabilità. Il documento delle opposizioni unite sulla Libia ha avuto duecento voti in più di quello della maggioranza. Abbbiamo votato contro quello del governo perché vogliamo che ciò che diciamo come paese si capisca all’Onu, a Bruxelles e a Bengasi". Lo ha detto - in relazione al voto della Camera sulla situazione libica - Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, nel corso di un convegno sulla Pubblica amministrazione. "La risoluzione Onu - ha continuato Bersani - approva l’uso della forza per fermare i massacri. L’interlocutore non può essere Gheddafi. Abbiamo dato un messaggio ambiguo agli occhi del mondo. Noi che siamo il paese più prossimo alla Libia non possiamo permetterci ambiguità". Secondo il segretario Pd "l’Italia ha perso posizioni, e noi come opposizioni - ha proseguito - lavoriamo perché l’Italia abbia la sua dignità. Non siamo bellicisti, siamo lì per fermare i massacri. Dopo deve intervenire la diplomazia".

Affrontando il tema del postberlusconismo, invece, Bersani ha posto come priorità la lotta alla corruzione e ha precisato che “fare la riforma repubblicana non è solo riformare la Costituzione, fare la riforma elettorale, ma serve una riscossa civica: sobrietà, rigore, merito”. Sulla situazione dell'economia italiana il segretario del Pd ha affermato: "Ci raccontiamo che stiamo meglio degli altri, non è vero nulla. Senza un po’ di crescita non teniamo i conti e il centrosinistra mediamente è stato in grado di tenere meglio del centrodestra i conti pubblici". Per quanto riguarda la pubblica amministrazione Bersani ha proposto che ogni quattro o cinque anni ogni ente pubblico presenti un piano industriale come ogni libera impresa. "Io ho fatto il ministro perché pensavo che fare le liberalizzazioni fosse di centrosinistra. Ora dico – ha proseguito Bersani - che riformare la pubblica amministrazione è di centrosinistra. La destra non risolverà mai questo problema perché in ogni annuncio di riforma di Brunetta c’è l’ostilità, il ludibrio, lo sbeffeggiamento. Noi vogliamo un Paese libero da corporazioni ma alcuni beni pubblici non devono essere lasciati liberi dal mercato: scuola, sanità, sicurezza e la regia di tutto ciò spetta alla pubblica amministrazione". Il suo intervento si è concluso con un accenno sul decreto sul federalismo fiscale: “Il decreto non puo' partire con tagli ai servizi e con l'aumento delle tasse. Lo abbiamo detto anche nell'ultima proposta che abbiamo consegnato al governo. Se ci ascoltano, puo' passare''.
(spk) 24 mar 2011 17:30

POL - Campi:Tendenza a leader forti irreversibile, elites siano contrappeso Guzzetta: In Italia opposizione debole e magistratura investita di virtù innata quasi sacerdotale

Roma, 24 mar (Il Velino) - “Lo scontro tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi ha riguardato la natura del Pdl. Un partito non può essere solo l’estensione della capacità d’azione del leader ma deve servire per selezionare il leader stesso in una visione pienamente competitiva”. È la tesi enunciata dal politologo Alessandro Campi, in occasione della presentazione del libro “Addomesticare il principe. Perché i leader contano e come controllarli” di Sergio Fabbrini, a partire dagli ultimi mesi del travagliato rapporto tra il presidente della Camera e il premier. “La tendenza alla leadership è irreversibile e per addomesticare il principe sono importanti quattro fattori: il ruolo dei partiti e quello dell’informazione, le norme costituzionali e la separazione tra leader ed elites politiche”, ha spiegato Campi nel corso della prima iniziativa dell’Istituto di politica che sarà presentato ufficialmente nei prossimi mesi. Secondo Campi “serve un pluralismo sociale in cui le elites economiche non siano né succubi né complici del mondo politico. Dovrebbero e potrebbero, invece, essere di contrappeso al potere politico”. “La tele democrazia, invece – ha concluso il politologo -, premia il leader che asseconda il pubblico e così la politica si pauperizza. In Italia è ancora più povera che in Francia o altrove perché viene mangiata dalle regole dello spettacolo. In questo la sana contrapposizione amico/nemico schmittiana viene meno e il dibattito diventa solo il proseguo del teatrino della politica”.

Il costituzionalista Giovanni Guzzetta, entrando nel merito del libro, ha raccontato la sua recente esperienza: “Nei giorni scorsi, durante un dibattito televisivo a cui ho partecipato, un leader dell’opposizione ha affermato che nei sistemi parlamentari è il Parlamento che si contrappone al governo. Io credo invece che sia giusta l’interpretazione che dà Fabbrini: nelle democrazie parlamentari deve essere l’opposizione e non il Parlamento a contrapporsi al governo”. “In Italia, invece, la magistratura è stata investita di un’innata virtù quasi sacerdotale. I media e la magistratura hanno assunto ruoli a volte virtuosi e a volte viziosi. Ciò – ha spiegato Guzzetta - ha prodotto come conseguenze la rimozione della selezione della leadership da parte di un’opposizione sempre più debole e disarticolata e un’ipertrofia della leadership extraistituzionale di Silvio Berlusconi che è stata vista come la soluzione del problema e non un problema in sé. Infine – ha concluso il costituzionalista - esiste una delegittimazione della Costituzione non più capace di regolare i processi e una retorica feticista che impedisce di riformarla”.
 
(spk) 24 mar 2011 17:32

lunedì 14 marzo 2011

POL - Pdl, Cicu: Va rilanciato, noi scajoliani i più fedeli a Berlusconi

Roma, 14 mar (Il Velino) - “Scajola ha fatto questa proposta al presidente Berlusconi. Una proposta che però chiede la condivisione anche dello stesso premier. Se non c’è questo tipo di condivisione è chiaro che serva un’alternativa, ossia che noi partecipiamo insieme agli altri per contribuire a correggere la rotta e per rilanciare il partito”. Così il deputato Salvatore Cicu, vicino a Claudio Scajola, conferma il disagio esposto in questi giorni dall’ex ministro al premier Silvio Berlusconi sulla gestione del Pdl e l'intenzione di creare, se necessario, un gruppo autonomo. “Non è un problema di organigramma – spiega Cicu -, ma si tratta di dare nuova vitalità ad un progetto che noi riteniamo che abbia perso la bussola iniziale, che era la bussola data da Silvio Berlusconi, considerato il più grande innovatore della politica. Si deve guarda alla passione e alla motivazione che tanti uomini e donne giovani realizzano se vengono coinvolti. Se vengono estromessi ed emarginati è evidente che c’è la frattura e il distacco ed è quello che viviamo poi quando si va ad elezioni con i cittadini che si sentono ancora più distanti dalla politica. Noi vogliamo riavvicinare la politica al progetto che questo governo sta realizzando in un momento di crisi internazionale”.

“Noi – prosegue Cicu - ci consideriamo quelli più affidabili e fedeli a Berlusconi, sosteniamo il presidente ed è anche per questo motivo che vogliamo accendere i riflettori su una questione che diventa di equilibrio, di progetto e non il pallottoliere di chi entra e chi esce rispetto all’utilizzo dei ruoli e delle posizioni. Non è un problema di partito pesante o leggero - conclude il deputato sardo – ma si deve trovare un’organizzazione efficace per centrare obiettivi già raggiunti in passato”.
 
(spk) 14 mar 2011 19:23

giovedì 10 marzo 2011

POL - Moffa (Ir) a Urso:Treno Fli in Terzo polo, ormai fuori da bipolarismo

Moffa (Ir) a Urso:Treno Fli in Terzo polo, ormai fuori da bipolarismo
Roma, 10 mar (Il Velino) - “La maggioranza ha già un suo tasso di stabilità, ripetuto in varie votazioni di fiducia. Se poi si allargasse, come annunciato dal premier, ben venga”. Così Silvano Moffa, coordinatore di Iniziativa responsabile, commenta per IL VELINO la previsione di Berlusconi di poter raggiungere quota 330 deputati a sostegno della sua maggioranza. “Per carattere e stile cerco di mantenere buoni rapporti d’amicizia e di stima con chi ha condiviso scelte importanti con me. Certo, registro disagi e differenze di linee politiche su cui alcune persone si espongono e da quello traggo delle conclusioni. Quello che sta accadendo in Fli – ha commentato Moffa - è la conseguenza delle criticità che io denunciai a suo tempo”.

“Ho letto che Urso - continua Moffa - ha dichiarato di voler restare in Fli dopo aver avuto rassicurazioni che il dirottamento è stato evitato. Il problema è che il treno sta già in un’altra stazione quindi, con tutto il rispetto per l’operazione, ma è fuori tempo massimo. Il treno si è accomodato nel terzopolismo ed è impossibile tornare indietro. Quando si è scelto il terzo polo ci si è messi fuori da una concezione bipolare. Quando – conclude il deputato ‘responsabile’ - si è votata la sfiducia ci si è messi all’opposizione e si è rinunciato al ruolo di forza propulsiva del centrodestra”.
 
(spk) 10 mar 2011 20:14

POL - *Pd, Chiamparino: Sono pessimista, il partito non ha futuro

Roma, 10 mar (Il Velino) - ''Io sono in un periodo di pessimismo, quindi vi rispondo negativamente: il Pd non ha futuro''. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino ha lanciato questa bordata contro il suo partito nel backstage del programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'. “Se si andasse a votare oggi - ha continuato il presidente dell’Anci - l'unica alleanza possibile sarebbe quella che comprende Partito democratico, Italia dei valori e Sinistra e liberta'''. E sull’alleanza con il Terzo polo, Chiamparino ha invitato Bersani a “prendere atto che la strategia della Grande Alleanza e' finita il 14 dicembre, quando le cose sarebbero potute andare diversamente''. E rivolto a Bersani, ha affermato: ''Lui si candidi a portare avanti un progetto che parli al paese, e io gli darò una mano nel mio piccolo''. Per quanto riguarda la riforma della giustizia, secondo Chiamparino, ''essendo una legge costituzionale è del tutto ovvio che non vedra' mai la luce, ci vogliono due letture e coi tempi del Parlamento... Trovo che sia difficile fare una legge che riforma la giustizia quando colui che la propone è indagato. Mi sembra – ha spiegato il sindaco - un'operazione tesa a cercare di cambiare l'agenda politica''. Infine, sulla candidatura di Piero Fassino a sindaco di Torino, Chiamparino ha previsto una sua vittoria già al primo turno.
 
(spk) 10 mar 2011 19:44

POL - Scilipoti: Impossibile trovare punto d'incontro con Di Pietro Ottimo il mio rapporto personale con Berlusconi

Roma, 10 mar (Il Velino) - “Il mio rapporto personale con Berlusconi è buono, ottimo. Gli ho mandato il testo, lo sta leggendo e se dovesse ritenere di fare la prefazione la farà”. Così Domenico Scilipoti anticipa al VELINO il possibile contributo del premier al libro “Scilipoti, re dei peones”, la biografia - scritta a quattro mani con Giuseppina Cerbino - dell’esponente di Iniziativa responsabile. All’interno del libro Scilipoti racconta anche la sua rottura con l’Italia dei Valori, avvenuta dopo 12 anni di militanza. “Ho cercato di trovare delle soluzioni ai problemi che si presentavano - spiega il deputato ‘responsabile’ - ingoiando molte volte anche delle scelte non condivise o a mio avviso sbagliate ma questo non mi ha portato ad abbandonare l’Italia dei valori al primo scontro con Di Pietro. Ho portato avanti una linea d’intesa e di mediazione sperando che prima o poi ci fosse un punto di incontro per il bene della collettività, invece poi mi sono accorto che le battaglie che portavo avanti per Di Pietro non erano condivise e sposabili”.

Riguardo alla nuova avventura all’interno del gruppo dei Responsabili (Scilipoti vi rappresenta la confederazione del Movimento di responsabilità nazionale), “stiamo lavorando - dice il deputato - per essere di supporto ad un progetto politico grande, nell’interesse della nostra patria. Potrebbe diventare un partito. Dipende – precisa il deputato siciliano - dalla responsabilità che ognuno di noi ha e dagli obiettivi che ci prefiggiamo, ma dobbiamo anche costruire un percorso per un obiettivo futuro: fare ancora più grande la nostra Italia”. Sulla mancata elezione di Antonio Razzi a segretario di presidenza della Camera (carica per la quale i Responsabili hanno candidato con successo Michele Pisacane), Scilipoti racconta :“Non sono stato nemmeno alla riunione in cui è stata decisa quella designazione. È una convergenza di tutto il gruppo. Dunque non mi sono posto il problema”. A breve il rimpasto di governo riguarderà anche gli esponenti di Iniziativa responsabile, in particolare circola il nome di Francesco Saverio Romano come ministro dell’Agricoltura, ma Scilipoti non esclude che altri possano entrare nella squadra: “Noi come gruppo di Iniziativa responsabile non abbiamo dato nessuna indicazione al governo. Poi, come Scilipoti, io non mi aspetto niente. Ritengo che come parlamentare debba continuare a fare il lavoro che ho svolto fino a oggi e cercare di dare più supporto possibile al governo, essendo anche critico in alcuni momenti. Se ci dovessero essere delle novità le valuteremo in sede di gruppo nel modo e nel momento più opportuno”.
 
(spk) 10 mar 2011 14:45

mercoledì 9 marzo 2011

POL - *Pd, asse Chiamparino-Renzi contro la strategia della “Santa alleanza” I due sindaci chiedono a Bersani di concentrare l'attenzione sul messaggio propositivo da lanciare al paese

Roma, 9 mar (Il Velino) - No alla “Santa alleanza”: è convergente l’indicazione di due esponenti di punta del Pd, i sindaci di Torino e Firenze Sergio Chiamparino e Matteo Renzi, che oggi si sono ritrovati a Roma per una lezione comune organizzata dalla scuola di politica di Walter Veltroni. “Non credo che la santa alleanza sia la soluzione. È più importante preoccuparsi di quali idee si hanno per l'Italia”, dice Renzi, mettendo in guardia dalle “ammucchiate”. “E' giusto tenere aperta la strategia di scontro col governo ma va rivista la strategia della grande alleanza e va accentuato il messaggio che il Pd manda al paese per creare un'alternativa prima nel paese e poi nelle alleanze politiche”, conferma Chiamparino. Rammentando che “se si vuole cambiare epoca politica e andare oltre il berlusconismo bisogna convincere che c'e' un'alternativa credibile''. Suggestioni sulle quali Renzi ha avuto modo di soffermarsi registrando l’intervista concessa alla trasmissione “Matrix”. Per il sindaco di Firenze, occorre, da parte del Pd, “dire agli italiani che cosa vogliamo fare quando l'attuale premier andrà a casa. Dobbiamo costruire un'altra realtà politica fatta di progetti senza l'ossessione di Berlusconi e del berlusconismo''. Secondo Renzi, la raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Berlusconi è stata “inutile”. Ma sul suo futuro politico Renzi sgombra subito il campo da ogni illazione: "A Firenze si vota nel 2014" e perciò è esclusa ogni ipotesi di una sua candidatura a premier in caso di elezioni politiche che si terranno nel 2013, poi rassicura: "Il mio partito è il Pd e lotto perche' perda la tradizione di perdere le elezioni e le vinca". "Non sono un marziano, non sono un eretico, ho solo ricordato – ha spiegato il sindaco ‘rottamatore’ - che c'e' una norma dello statuto che prevede il tetto di tre mandati, mentre c'e' gente che in Parlamento ci ha fatto crescere le ragnatele”. Per Renzi, inoltre, il Pd spesso racconta “un'Italia triste e i nostri in tv sono tristi e polemici". Ma anche Giulio Tremonti - aggiunge Renzi - è piuttosto 'deprimente' in tv: "Sono due anni che va in tv a dire che in fondo, nella crisi ci e' andata bene, visto che non abbiamo fatto la fine della Grecia. Ma scherziamo? Paragonare l'Italia alla Grecia e' come mettere a confronto una squadra di serie A con il Pergocrema...". Quanto a Romano Prodi, “ha lasciato la politica ed e' tornato a fare le sue cose. Non credo che tornera' indietro''. Altrimenti “la politica diverrebbe una saga infinita”, se si riproponesse il duello Prodi-Berlusconi.
Renzi punge anche le simpatie per Gianfranco Fini manifestate da esponenti Pd: "Troppe volte i nostri rincorrono gli anti-berlusconiani dell'ultima ora. Come Fini: ma che c'azzecca Fini con noi? Lui e' un'altra storia. Noi non dobbiamo rincorrerlo". L’affondo verso il Fli prosegue: “''Non ne possiamo più di nuovi partitini. Non sopporto - spiega Renzi - chi esce da un partito per fondarne un altro più piccolo, perché costoro dovrebbero avere la dignità di liberare la seggiola''. Al Pd, Renzi chiede ancora di non sbagliare il “calcio di rigore” a disposizione: “Far vedere che la grande riforma liberale di Berlusconi è stata smarrita. Bisogna attaccarlo non per quello che fa di notte, ma per quello che non fa di giorno. Dobbiamo dire che quello che non ha fatto. Aveva promesso l'abolizione delle province? Non lo ha fatto dopo il no della Lega. Aveva promesso il taglio della spesa pubblica? Non lo ha fatto. Anzi. Sapete quanti soldi ha dato il governo Berlusconi al comune di Catania per ripianare il debito del sindaco Scapagnini, che tra l'altro è il medico del premier? 120 milioni di euro. Cosi', glieli ha regalati. E la Lega è stata zitta e muta. Se si affronta il problema del Sud dando i soldi al medico personale di Berlusconi, o ai ‘responsabili’ in Parlamento, non si è credibili. E il centrodestra non lo è. Noi su questo dobbiamo battere e dire: loro non sono stati capaci di farlo, ora lo facciamo noi".
 
(spk) 9 mar 2011 20:33

POL - Pd,Civati:A Napoli se non si va uniti al secondo turno è un pasticcio

Roma, 9 mar (Il Velino) - “Oltre alla questione del sindaco sulla quale mi pare che il centrosinistra sia sufficientemente diviso perché io aggiunga un’altra mia battuta a una situazione al limite del regolamento, la cosa importante è capire quale sarà il gruppo dirigente che il centrosinistra vuole offrire alla città. Sono convinto che con molti napoletani sia venuto il momento di dare un segnale di forte rinnovamento del gruppo dirigente”. Questo il pensiero del rottamatore Giuseppe Civati, membro della direzione nazionale del Pd, sulla scelta del centrosinistra di presentarsi diviso a Napoli - col Pd che sostiene il prefetto Morcone mentre l'Idv punta sull'ex pm ed eurodeputato De Magistris - alle Comunali di maggio. “Noi abbiamo un segretario regionale molto giovane che stimiamo come Enzo Amendola però – precisa Civati -vorremmo che l’amministrazione napoletana sia interpretata da figure che sappiano raccontare questo cambiamento. Non basta il candidato sindaco o i candidati sindaci. Serve un’offerta politica che guardi avanti, soprattutto dopo quello che è successo con questo consiglio comunale che chiede le dimissioni del sindaco perché i trasformisti erano il gruppo più numeroso dell’assemblea”.

“La cosa che ci salva – ha proseguito Civati - è che c’è il doppio turno quindi c’è la speranza che si lavori fin d’ora per arrivare ad un secondo turno tutti uniti sennò è un pasticcio. Indietro non mi pare si possa tornare, adesso vediamo come si configurano le alleanze. Il pasticcio è stato fatto prima, adesso è tutto un disperato tentativo di recupero per cui io punto sul fatto che c’è il secondo turno”. “Quello che addolora di più è che non si sia fatta chiarezza sulle primarie perché di fatto non mi risulta che la commissione abbia mai terminato i propri lavori e che non ci sia un giudizio politico di quanto è successo”, ha detto il giovane “rottamatore”. Diversamente da quanto dichiarato a Matrix da Matteo Renzi, Civati giudica positivamente la raccolta delle firme per le dimissioni del premier “soprattutto se le persone che hanno firmato saranno ricontattate dal Pd anche per la campagna elettorale e per la fase della proposta politica. Questi milioni di firme possono diventare una grande occasione di interlocuzione l’elettorato che non vuole più affidarsi a Berlusconi”.
 
(spk) 9 mar 2011 20:24

martedì 8 marzo 2011

POL - Biotestamento, Buttiglione (Udc): In Fli molti la pensano come noi

Biotestamento, Buttiglione (Udc): In Fli molti la pensano come noi
Roma, 8 mar (Il Velino) - “Il terzo polo è un accordo politico che riguarda certi temi, per esempio le istituzioni e il rinnovamento della politica, mentre sui temi etici è bene che ci sia libertà di confronto e di espressione”. Rocco Buttiglione ne è convinto: la discussione sul testamento biologico non farà naufragare il progetto del Terzo Polo.“Ho sempre suggerito – spiega al VELINO l’esponente dell’Udc -, senza mai mettere bocca nei problemi di altri partiti perché una cosa è il terzo polo e un’altra è il Fli, di lasciare libertà su questo tema e non voler dare per forza una risposta vincolante per tutti i suoi parlamentari anche perché tanti parlamentari la pensano più come noi che come il loro capogruppo”, Benedetto Della Vedova. Entrando nel merito del provvedimento, Buttiglione spiega che l’impostazione lo convince. “Questa è una legge fatta per dare una risposta specifica, cioè dire no all’accanimento terapeutico e no all’eutanasia. È una legge che si è resa necessaria dopo l’intervento della Cassazione e quindi fa chiarezza su questo punto. Convince il fatto che l’acqua e il cibo non siano medicine e non sia giusto sospenderli”.

Ma sulle sulle cure palliative, prosegue Buttiglione, “si può fare di meglio”. “Si devono dare maggiori garanzie, servirebbe a sgombrare il campo da molti timori. Su questo ho presentato un emendamento che dice che il dottore è tenuto alle cure palliative per i malati al massimo possibile. Questo anche quando si è ritenuto necessario dare una protezione che si sa che potrebbe portare come effetto, prevedibile ma non intenzionale, l’accorciamento della vita. Se dai molta morfina ad un malato – conclude Buttiglione - è chiaro che questo accorcia la vita ed è un effetto collaterale”.
 
(spk) 8 mar 2011 19:49