Roma, 26 nov (Il Velino) - Differenza tra elettorato reale (24 per cento) ed elettorato potenziale (42 per cento). È questo il dato principale di un sondaggio sul Pd presentato da Renato Mannheimer nel corso della prima assemblea di Movimento democratico, la corrente che fa capo a Walter Veltroni. Il dato più rilevante, evidenziato anche in una nota dal senatore Modem Stefano Ceccanti, è che il Pd balza dal 24,2 al 42 per cento, mentre il Pdl sale solo dal 26.5 al 31 per cento. Walter Veltroni comincia il suo ragionamento proprio dai numeri “I sondaggi danno il Pd al 24 per cento. Abbiamo perso in due anni il 44 per cento dei voti e adesso c’è bisogno di ritrovare l’orgoglio e riportare il partito “al centro del campo”.”Io non vorrei lanciare il ‘Pd pride’, ma invece si - ha tuonato l’ex segretario - Cerchiamo di avere orgoglio di noi stessi, l’Italia ha bisogno di noi, siamo essenziali per una stagione riformista”. Veltroni ha indicato anche il tempo del nuovo Lingotto, il “Lingotto due” che si terra’ a Torino come “nuova occasione di innovazione”. È stato chiaro anche sulle alleanze: “Non dobbiamo aver paura di avere qualcun altro alla nostra sinistra, se noi fossimo ciò che dovremmo essere, che male c’è se Vendola aggrega le forze più responsabili della sinistra radicale e “non dobbiamo spaccarci la testa per decidere con chi stare e poi voglio dire che Fini è un uomo di centrodestra e ha citato Almirante a Mirabello. Noi siamo un’altra cosa”. Veltroni ha poi indicato la sua road map per “liberarsi” del premier: “Noi dobbiamo prima di tutto certificare la crisi di governo e impegnarci per mandarlo via perché è incollato alla poltrona. Poi dobbiamo cercare la strada per un governo di responsabilità nazionale e solo quando si tornerà al voto si parlerà di alleanze”. Secondo Veltroni le il voto anticipato sarebbe un gesto irresponsabile e perciò “bisogna dire che se una maggioranza non è in grado di governare deve essere sostituita da un’altra maggioranza, ma in questo momento c’è un vulnus istituzionale e una crisi economica internazionale. C’e’ un esito incerto delle elezioni per cui noi rischiamo, in piena tempesta finanziaria, di fare una campagna elettorale e alla fine scoprire che non c’è un governo certo”. Lavoro, ambiente e ricerca sono invece i tre punti cardine indicati da Veltroni e su cui il Pd dovrebbe incentrare un vero programma riformista di governo da contrapporre a quello del centrodestra.
Le difficoltà del Pd sono state oggetto di critica da parte del sindaco di Torino Sergio Chiamparino che, nel suo intervento, ha spiegato che il partito non può continuare a vivere di slogan. “Quando sento lo slogan ‘Senza il Pd non c’è alternativa’ mi ricorda un altro slogan ‘Non c’è lotta, non c’è conquista senza il grande Partito comunista’. È uno slogan che tradisce la subalternità del Pd verso gli altri partiti e noi dobbiamo uscirne”. Secondo Chiamparino si deve perciò “recuperare l’orgoglio di partito e dare un messaggio forte perché difendere non deve essere la parola chiave”. “Vorrei - ha proseguito il sindaco - che si ribaltasse il paradigma delle domande dei giornalisti, cioè non con chi sta il Pd, ma chi sta con il Pd”e rivolgendosi a Veltroni ha chiarito la sua posizione: “Sono d’accordo che è il momento della responsabilità, ma non diamo l’impressione di demonizzare il voto perché lanciamo un segnale di paura che alimenta la debolezza”. Si è mostrato molto critico verso la condotta del segretario Pierluigi Bersani anche il senatore Marco Follini (che alle primarie di un anno fa appoggiava proprio Bersani ndr). “Oggi in Italia si assiste al trionfo postumo della stagnazione brezneviana, il Pd – ha attaccato Follini - doveva essere il vento che spazzava via le ragnatele di questa atavica stagnazione. Lo è stato al Lingotto, nel 2008 quando abbiamo imbarcato sul treno per Yuma la sinistra antagonista, non lo è stato nella alleanza con Di Pietro e non lo è se cediamo alla deriva del ‘94: se prendiamo quella strada per una volta sui tetti ci salgo io”. “In questi giorni – ha proseguito Follini - ho visto il Pd arrampicarsi sui detti e scendere in piazza. Va bene tutto quello che ci porta verso un maggiore consenso, ma il Pd deve essere vicino alle teste e ai cuori dei milioni di italiani cui la politica non dice niente o che si sono rivolti fino ad oggi dall’altra parte”. “Il Pd chiuso in una riserva indiana dell’opposizione – ha concluso il senatore- perderebbe l’occasione, l’anima e la ragion d’essere. Noi dobbiamo essere alla testa della proposta e non alla coda della protesta”.
Sul ruolo del Pd nella costruzione della nuova alleanza di centrosinistra il deputato Paolo Gentiloni,invece, si chiede “quanto tempo ci vuole per capire che è sbagliata l’idea di un partito identitario che si rifa’ alla sinistra del Novecento e che tesse poi alleanze con il centro?”. E continua “ se l’Ulivo era l’antenato del Pd, il nuovo Ulivo non è il suo successore, ma lascia praterie aperte a chi è all’esterno del centrosinistra. Sarebbe concedere una rivincita a chi, come Casini e Buttiglione, per quindici anni ha combattuto l’idea dell’Ulivo e del Pd”.
(spk) 26 nov 2010 20:18
Nessun commento:
Posta un commento