
Le difficoltà del Pd sono state oggetto di critica da parte del sindaco di Torino Sergio Chiamparino che, nel suo intervento, ha spiegato che il partito non può continuare a vivere di slogan. “Quando sento lo slogan ‘Senza il Pd non c’è alternativa’ mi ricorda un altro slogan ‘Non c’è lotta, non c’è conquista senza il grande Partito comunista’. È uno slogan che tradisce la subalternità del Pd verso gli altri partiti e noi dobbiamo uscirne”. Secondo Chiamparino si deve perciò “recuperare l’orgoglio di partito e dare un messaggio forte perché difendere non deve essere la parola chiave”. “Vorrei - ha proseguito il sindaco - che si ribaltasse il paradigma delle domande dei giornalisti, cioè non con chi sta il Pd, ma chi sta con il Pd”e rivolgendosi a Veltroni ha chiarito la sua posizione: “Sono d’accordo che è il momento della responsabilità, ma non diamo l’impressione di demonizzare il voto perché lanciamo un segnale di paura che alimenta la debolezza”. Si è mostrato molto critico verso la condotta del segretario Pierluigi Bersani anche il senatore Marco Follini (che alle primarie di un anno fa appoggiava proprio Bersani ndr). “Oggi in Italia si assiste al trionfo postumo della stagnazione brezneviana, il Pd – ha attaccato Follini - doveva essere il vento che spazzava via le ragnatele di questa atavica stagnazione. Lo è stato al Lingotto, nel 2008 quando abbiamo imbarcato sul treno per Yuma la sinistra antagonista, non lo è stato nella alleanza con Di Pietro e non lo è se cediamo alla deriva del ‘94: se prendiamo quella strada per una volta sui tetti ci salgo io”. “In questi giorni – ha proseguito Follini - ho visto il Pd arrampicarsi sui detti e scendere in piazza. Va bene tutto quello che ci porta verso un maggiore consenso, ma il Pd deve essere vicino alle teste e ai cuori dei milioni di italiani cui la politica non dice niente o che si sono rivolti fino ad oggi dall’altra parte”. “Il Pd chiuso in una riserva indiana dell’opposizione – ha concluso il senatore- perderebbe l’occasione, l’anima e la ragion d’essere. Noi dobbiamo essere alla testa della proposta e non alla coda della protesta”.
Sul ruolo del Pd nella costruzione della nuova alleanza di centrosinistra il deputato Paolo Gentiloni,invece, si chiede “quanto tempo ci vuole per capire che è sbagliata l’idea di un partito identitario che si rifa’ alla sinistra del Novecento e che tesse poi alleanze con il centro?”. E continua “ se l’Ulivo era l’antenato del Pd, il nuovo Ulivo non è il suo successore, ma lascia praterie aperte a chi è all’esterno del centrosinistra. Sarebbe concedere una rivincita a chi, come Casini e Buttiglione, per quindici anni ha combattuto l’idea dell’Ulivo e del Pd”.
(spk) 26 nov 2010 20:18
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