Roma, 29 nov (Il Velino) - Francesco Profumo si ritira dalla corsa. Non sarà il rettore del Politecnico, il candidato del Pd alle primarie per il sindaco di Torino, anche se lo stesso Profumo aveva dichiarato di non volere etichette di partito ma di voler essere “l'espressione della società civile, di creare un laboratorio Torino di larghe intese e di superare lo scoglio delle primarie”. Ormai “nonostante la buona volontà di molti, - spiega il diretto interessato - non si è realizzata la convergenza sui tre punti indicati in tempi non sospetti, all'inizio della querelle”. Affermazioni queste che spianano la strada a Piero Fassino, la cui candidatura è fortemente promossa dall’attuale sindaco Sergio Chiamparino. Nonché dalla segreteria provinciale del Pd, che chiede a Fassino di sciogliere la riserva. Un pressing cui Fassino reagisce favorevolmente. L'ex segretario Ds dichiara: ''Ho sostenuto Profumo fino all'ultimo minuto e mi rammarico che non abbia accettato. Ma ora ragioniamo con uno scenario nuovo. Ora voglio fare alcune verifiche, capire in che modo è possibile dare un contributo''. La bruciante sconfitta del Pd alle primarie di Milano preoccupa i dirigenti torinesi dal partito che temono un nuovo “effetto Vendola”. Ad agitare il Pd a livello nazionale sono, invece, le dichiarazioni rilasciate da Massimo D’Alema al Messagero. “In questa crisi di sistema serve uno sforzo di responsabilità nazionale; se Silvio Berlusconi dicesse no, portando l'Italia alle elezioni, aperta a tutti coloro che ne condividono le ragioni”. In pratica una “nuova Unione”, una coalizione dai contorni fortemente antiberlusconiani che comprenda tutti: da Vendola a Fini. Una prospettiva fortemente avversata dal “rottamatore” Matteo Renzi che, dalle pagine di Facebook, dichiara che l'obiettivo del Pd deve essere “vincere le elezioni, non farsi ridere dietro dagli italiani. D'Alema vorrebbe un accordo elettorale con Vendola, Casini e persino Fini; l'occasione è buona per dire che con un simile schieramento, tutto anti-berlusconiano, non si va da nessuna parte”.
A creare ulteriore dibattito è Nicola Latorre, dalemiano doc, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha lanciato la proposta di aprire le porte del Pd a Nichi Vendola e al suo partito. “Accogliere la proposta di Latorre sarebbe la sconfitta del partito democratico. Noi -- spiegano dall’associazione 360 gradi di Enrico Letta - di certo non ci consegneremo mai a chi, anziché occuparsi dei problemi del Paese, passa il suo tempo quotidianamente solo a progettare un'opa ostile sul Pd”. Un giudizio fortemente critico verso le parole di Latorre arriva anche dal deputato Giorgio Merlo: “una ricetta ridicola, grottesca e nefasta, che può segnare la fine del partito democratico come lo abbiamo conosciuto finora”. Con le parole di Latorre non è tenero nemmeno Giuseppe Fioroni, tra i fondatori di Modem, la minoranza interna che fa capo a Walter Veltroni e che si è riunita per la prima volta venerdì. “Noi venerdì - spiega Fioroni - abbiamo lanciato il 'Pd pride'. Invece quello che pensano di fare alcuni nostri compagni di partito, a cominciare da Latorre, e' esattamente il contrario. Vogliono archiviare il Pd. Latorre mira a sfrattare noi - prosegue l’ex ministro - e a fare un'aggregazione tra tutti gli ex Pci''. Lo stesso Fioroni ha poi criticato aspramente anche la proposta di Massimo D’Alema: “Così facendo vogliono darmi un alibi per uscire dal Pd. Se hanno il coraggio convincano Bersani a sfrattare piuttosto Vendola e Di Pietro per stanare Casini e Fini”. Fioroni afferma che nel centrosinistra è in atto un copione simile a quello già visto nel centrodestra e “cioè un altro ‘avviso di sfratto’ con effetto immediato, rivolto ai cattolici moderati del Pd', che leggono così l'invito formulato sul 'Corriere' dal dalemiano Nicola Latorre a Nichi Vendola di entrare nel partito come nuovo socio”.
A creare ulteriore dibattito è Nicola Latorre, dalemiano doc, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha lanciato la proposta di aprire le porte del Pd a Nichi Vendola e al suo partito. “Accogliere la proposta di Latorre sarebbe la sconfitta del partito democratico. Noi -- spiegano dall’associazione 360 gradi di Enrico Letta - di certo non ci consegneremo mai a chi, anziché occuparsi dei problemi del Paese, passa il suo tempo quotidianamente solo a progettare un'opa ostile sul Pd”. Un giudizio fortemente critico verso le parole di Latorre arriva anche dal deputato Giorgio Merlo: “una ricetta ridicola, grottesca e nefasta, che può segnare la fine del partito democratico come lo abbiamo conosciuto finora”. Con le parole di Latorre non è tenero nemmeno Giuseppe Fioroni, tra i fondatori di Modem, la minoranza interna che fa capo a Walter Veltroni e che si è riunita per la prima volta venerdì. “Noi venerdì - spiega Fioroni - abbiamo lanciato il 'Pd pride'. Invece quello che pensano di fare alcuni nostri compagni di partito, a cominciare da Latorre, e' esattamente il contrario. Vogliono archiviare il Pd. Latorre mira a sfrattare noi - prosegue l’ex ministro - e a fare un'aggregazione tra tutti gli ex Pci''. Lo stesso Fioroni ha poi criticato aspramente anche la proposta di Massimo D’Alema: “Così facendo vogliono darmi un alibi per uscire dal Pd. Se hanno il coraggio convincano Bersani a sfrattare piuttosto Vendola e Di Pietro per stanare Casini e Fini”. Fioroni afferma che nel centrosinistra è in atto un copione simile a quello già visto nel centrodestra e “cioè un altro ‘avviso di sfratto’ con effetto immediato, rivolto ai cattolici moderati del Pd', che leggono così l'invito formulato sul 'Corriere' dal dalemiano Nicola Latorre a Nichi Vendola di entrare nel partito come nuovo socio”.
(Francesco Curridori) 29 nov 2010 13:45
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