Roma, 4 gen (Il Velino) - ''Abbiamo deciso di non mettere la testa sotto la sabbia e di reagire a quello che è un nuovo, ma vecchio, modello caro al regime passato; il padrone e gli schiavi. Non è una logica vetero-comunista ma piuttosto una logica libera che si ispira al rispetto della nostra Costituzione perché ci sono diritti che non possono essere barattati. Il mercato non può comprarsi le libertà fondamentali”. Antonio Di Pietro si schiera con la Fiom. Nel corso della conferenza stampa, tenuta al termine dell’incontro con il leader sindacale Maurizio Landini, il leader dell’Italia dei Valori ha annunciato la partecipazione del suo partito allo sciopero del 28 e “ci auguriamo che non sia solo lo sciopero della Fiom, ma di quella parte degli italiani che difendono la Costituzione”. Il leader dell’Idv ha preannunciato che da un lato cercherà di “convincere tutti gli alleati e in particolare il Pd a non accontentarsi nella vicenda Fiat di un tozzo di pane pur di continuare a mangiare”, dall’altro chiederà al governo di avviare un dialogo tra la Fiat e la Fiom. "Noi - ha aggiunto - insisteremo in Parlamento affinché la normativa sulla rappresentanza sindacale possa arrivare al più presto in Aula”. L'ex pm ha poi invitato la Confindustria ''ad uscire allo scoperto contro gli accordi separati perche' la dottrina Marchionne non deve diventare un'abitudine nel nostro Paese''. “Noi – ha concluso Di Pietro parlando a nome del suo partito - abbiamo depositato un disegno di legge sulla rappresentanza sindacale, fatto insieme alla Fiom, perché riteniamo che bisogna trovare un modo positivo per far decidere ai lavoratori cosa vogliono fare”.
Un punto quest’ultimo su cui ha molto insistito anche Maurizio Landini, segretario della Fiom, che, nel corso del suo intervento, ha dichiarato che il referendum indetto dalla Fiat a Mirafiori è illegittimo “perché si chiede al lavoratore di rinunciare ai suoi diritti e di rinunciare a dei diritti sanciti dalla Costituzione e perché dopo le affermazioni fatte ieri da Marchionne non siamo di fronte a un voto libero”. Landini considera l’accordo stipulato dalla Fiat come un ricatto: “Quando a un lavoratore gli si dice che se dice di sì può continuare a lavorare ma deve rinunciare ad esistere come lavoratore che ha diritti, se dice di no gli si chiude la fabbrica e c’è il licenziamento non mi pare che siamo di fronte ad uno strumento democratico”. Il segretario Fiom ha poi anticipato che “vista la gravità della situazione” “sono già in programma degli incontri con il Pd, con Sinistra e Libertà e con la Federazione della Sinistra perché noi vogliamo che ci sia un’informazione precisa”. “Naturalmente – ha spiegato Landini - c’è un’autonomia che va mantenuta, noi siamo un sindacato che sta cercando di fare al meglio il suo lavoro, le forze politiche nella loro autonomia possono esprimere i loro giudizi per come meglio affrontare questa situazione”. Infine il segretario della Fiom ha attaccato il governo: “siamo di fronte ad un attacco ai diritti e alla democrazia che non ha precedenti e pensiamo che il governo non stia facendo quello che deve fare. Dovrebbe essere in grado di avere una politica industriale, ma anche quella di tutelare le libertà ed i diritti”.
A mostrarsi fortemente contrario verso un’alleanza di ferro tra Idv e Fiom è Massimo Donadi, capogruppo dei dipietristi alla Camera, secondo cui il partito “non può sposare acriticamente le posizioni della Fiom”. “Il prossimo esecutivo – spiega Donadi - sarà l'occasione giusta per aprire un confronto sulla nostra posizione riguardo alla vicenda che ha contrapposto i vertici Fiat ed il sindacato dei metalmeccanici. Marchionne ha sbagliato, perché è indubbio che l'esclusione della Fiom dal tavolo delle trattative sia stata una forzatura grave ed inaccettabile. Ma sarebbe un errore anche ignorare la realta' odierna del mercato dell'auto e le difficolta' di sopravvivere di un'azienda come la Fiat, senza la disponibilità dei sindacati a rimettersi in discussione". Secondo Donadi, Marchionne va “sfidato non sul terreno di un accordo che, per quanto pesante, appare accettabile, ma su quello della volonta' della dirigenza di presentare un piano industriale e di investimenti capace di ridare all'azienda quella competitivita' che le manca sul piano industriale molto piu' che su quello dell'organizzazione del lavoro". Dalla parte della linea tracciata da Antonio Di Pietro si schiera invece Luigi de Magistris: "L'accordo separato su Mirafiori e Pomigliano testimonia quale sia la volonta' del governo, di Confindustria e della Fiat: aggredire il mondo del lavoro e i suoi diritti, silenziare il sindacato fedele alla sua missione originaria, fare carta straccia del contratto nazionale e travolgere la Costituzione. Dobbiamo sostenere la richiesta della Fiom di proclamare uno sciopero generale che mandi un segnale chiaro di opposizione a quanti cercano di riportare indietro le lancette della storia, del diritto del lavoro, della democrazia".
(spk) 4 gen 2011 19:03
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