Roma, 27 ago (Il Velino) - "Alleanza? Piano. Il nostro compito è un altro, parallelo a quello di Bersani. A noi spetta di riorganizzare un'area di centro che si rivolge a un altro pezzo d'Italia. Sarà il cammino politico e - è inutile nascoderselo - anche gli atti della maggioranza, a sciogliere il nodo delle possibili alleanze. Altro adesso non si può dire”. Con queste parole Pierfedinando Casini, intervistato da Repubblica ha frenato sull’ipotesi di un’alleanza democratica in funzione antiberlusconiana lanciata ieri da Pierluigi Bersani e ha precisato che il suo intento è quello “di riorganizzare il centro moderato e riformista" così come il Pd sta cerca di riorganizzare la sinistra riformista. Il leader dell’Udc, insomma, pur confermando di aver intrapreso “un dialogo continuativo e quasi quotidiano” con Bersani, non intende cambiare linea politica. "Noi continueremo sulla linea di opposizione responsabile – ha spiegato Casini - che abbiamo scelto fin dall'inizio della legislatura e che si sta dimostrando sempre più seria ed efficace: voteremo le leggi giuste, quelle fatte nell'interesse del Paese e contrasteremo duramente le altre". A dirsi fermamente contrario ad alleanza democratica è Giuseppe Fioroni, rappresentante degli ex popolari nel Pd, che ieri nella trasmissione “In Onda” perché “io personalmente ritengo che – ha dichiarato testualmente Fioroni - un'alleanza da Ferrero a Fini sia qualcosa di complesso, di poco comprensibile, di molto poco serio". Dalle colonne del Corriere della Sera, invece, oggi lo stesso Fioroni spinge per ''individuare un 'Prodi del terzo millennio” ed esprime la sua preoccupazione per ''il rischio che il Pd diventi un contenitore della sinistra progressista, rinunciando a rappresentare moderati e cattolici e affidando questo compito ad alleati futuri, come l'Udc di Casini'”. Sull’Unità fa seguito la contrarietà di Antonio Di Pietro che si domanda: “Casini e Fini che c'azzeccano, scusi? Fini per storia personale e politica sta cercando di costruire un centrodestra che ha come primo punto l'essere alternativo all'Ulivo. Che c'azzecca? Casini non ha mai lavorato per il nuovo Ulivo ne' intende farlo. L'ultima cosa che si deve fare è rincorrere situazioni impossibili perchè altrimenti da Mastella passiamo a Casini e Fini e il risultato non cambia". Contrario all’alleanza democratica è anche l’ex delfino di Romano Prodi (che invece palude al nuovo Ulivo proposto da Bersani), Arturo Parisi che intervistato dal Quotidiano nazionale mette in evidenza le difficoltà di un patto con l’Udc, la quale “ha una visione profondamente diversa della politica ispirata ad una democrazia parlamentare di tipo tradizionale fondata su una legge elettorale proporzionale”. Sul tema del sistema elettorale è intervenuto anche il senatore Stefano Ceccanti, che in una nota su facebook, ha spiegato che “non c'è Ulivo senza collegio uninominale maggioritario. L'Uivo è sorto come coalizione perché c'era il collegio uninominale maggioritario della legge Mattarella e bisognava quindi trovare un simbolo comune. In seguito l'esperienza positiva di collaborazione nella coalizione ha anche consentito la nascita di un partito dei riformisti, il Pd, che non ci sarebbe stato senza l'Ulivo e che voleva esserne il continuatore”. In secondo luogo, Ceccanti ritiene che: “se c'è una continuità tra l'Ulivo del 1996 e il Pd, questa è data precisamente dal collegio uninominale maggioritario, che ritroviamo con l'indicazione del doppio turno, dalla Tesi 1 del programma elettorale del 1996 al programma del Pd del 2008, fino alla recente delibera dell'assemblea nazionale del Pd”. “Per parafrasare il Vangelo, - conclude la nota del senatore democratico - non chi dice ‘Ulivo, Ulivo’ è di per sè, automaticamente, in coerenza con l'Ulivo, a meno che non aggiunga anche di essere a favore del collegio uninominale maggioritario".
(spk) 27 ago 2010 11:08
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