domenica 6 febbraio 2011

POL - Pd: veleni post-Lingotto, Fassina attacca Veltroni (e “Repubblica”) Critiche alle ricette Modem in un documento firmato dal responsabile economico della segreteria Bersani

Roma, 26 gen (Il Velino) - “Nonostante le celebrazioni di qualche autorevole quotidiano convinto di poter tornare a eterodirigere il Pd, la relazione di Walter Veltroni al Lingotto 2 segnala una chiara convergenza programmatica della minoranza del partito sulle scelte compiute dall’Assemblea nazionale di Roma e di Varese”. È questo l'inizio del documento riservato che circola nei settori bersaniani del partito dopo l'appuntamento di Movimento democratico, la componente di minoranza guidata da Walter Veltroni, al Lingotto. Il testo, di cui "Il Foglio" dà conto, è pubblicato integralmente sul blog di uno dei redattori del quotidiano, Claudio Cerasa. “Sul piano politico – si rileva nel documento firmato da Stefano Fassina, responsabile economico del partito - è noto e provato nell’azione di governo l’ampio consenso nel Pd per la riduzione del debito pubblico. Non a caso, in tutti i documenti economici del Pd indichiamo il vincolo. Quindi, nessuna obiezione principio. Il punto è tecnico: l’obiettivo indicato da Veltroni è irrealizzabile: nessun paese al mondo è riuscito a ridurre di 40 punti percentuali di Pil (640 miliardi di euro) il debito pubblico in 9 anni”. Le teorie economiche dei veltroniani vengono smontate punto per punto. “Primo, la proposta di Veltroni di cartolarizzare il patrimonio pubblico attraverso un’agenzia non funziona. È stata messo in atto nel 2004 dal Ministro Tremonti e gli esiti, nonostante l’entusiasmo iniziale per la cartolarizzazione fosse a via XX Settembre alto almeno quanto al Lingotto, sono stati positivi soltanto per gli advisor bancari. Come noto, l’INPS a fine 2008 ha dovuto ricomprare gli immobili ceduti dal demanio alle varie Scip e cartolarizzati”. Quanto alla spesa primaria corrente, “l'’indicazione di un obiettivo quantitativo in riferimento al Pil - scrive ancora Fassina - è una posa gladiatoria più in sintonia con i tagli orizzontali del ministro Tremonti che con l’impianto culturale di una corretta ed efficace spending review, ossia bottom up, non top down”.

Profonde diversità emergono tra gli strateghi Pd anche sull'imposta patrimoniale. “La possibilità di un’imposta straordinaria sul patrimonio l’abbiamo discussa a lungo per la preparazione del documento di Varese. Poi, l’abbiamo scartata perché sarebbe massimamente regressiva data la composizione e la residenza del patrimonio italiano”. “Insomma, per arrivare ad un gettito significativo – sottolinea Fassina - si dovrebbero tartassare pesantemente i proprietari dell’abitazioni di residenza o le famiglie possessori di titoli di Stato o di conti correnti bancari”. La via maestra secondo i bersaniani passa attraverso le riforme strutturali e “per il recupero dell’evasione fiscale, la distintiva anomalia italiana, completamente assente nel riassunto programmatico svolto al Lingotto 2. Un’assenza di solito strumentale nei discorsi della destra. Un’assenza preoccupante per un impianto centrato sul ripristino del primato della legalità”. Per quanto riguarda le politiche relative al mondo del lavoro, “al Lingotto 2 si abbandona l’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e si sceglie la strada della rimozione dei vantaggi economici dei contratti precari, la vera causa della precarietà”. L’esponente della segreteria Bersani riconosce comunque che “il Lingotto 2 è stato un passaggio importante in quanto ha evidenziato che anche la minoranza del Pd converge su punti programmatici elaborati dall’insieme del Pd, non solo dalla maggioranza, nei mesi scorsi”. Per quanto riguarda il complessivo approccio politico-culturale, Fassina afferma che “il paradigma liberal-democratico” dei veltroniani non è più adeguato e va quindi superato. Il pensiero liberale ed individualistico non è, secondo Fassina, in grado di affrontare le sfida della crisi e la politica “non può limitarsi a liberare gli individui dai lacci e lacciuoli delle istituzioni pubbliche”. “Celebrare la ‘modernità’ economicistica di Marchionne – secondo Fassina - implica una prospettiva di rassegnazione pragmatica e di subalternità politica al lavoro. Invece, la centralità politica ed economica del lavoro è l’eredità del ’900 da portare nel riformismo del XXI secolo”. Infine, “la scelta di delegare a Vendola la rappresentanza della fascia di gran lunga più ampia del lavoro - conclude il documento - in una singolare contraddizione con il ritornello di Modem di non appaltare ad altri la raccolta dei voti nell’arena del centrosinistra, porterebbe il Pd ben al di sotto di quanto indicato dagli attuali, strumentalizzati ed incompresi sondaggi”.
 
(spk) 26 gen 2011 18:40

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