venerdì 4 febbraio 2011

POL - Riforme, Chiti: Leggi elettorali diverse per Camera e Senato

Roma, 23 nov (Velino) - Il tema delle riforme è tornato preponderante nel panorama politico. Su un possibile dialogo fra maggioranza e opposizioni IL VELINO ha interpellato Vannino Chiti, ex ministro dei Rapporti col Parlamento.

Il governo ha riaperto il dialogo con l'opposizione sul tema delle riforme, ma il Pd sembra favorevole a discutere solo di riduzione del numero dei parlamentari e del Senato federale. Dalla discussione rimarrebbero esclusi i temi della giustizia e il premierato. Qual è la sua opinione in merito?

"Certamente per il confronto avuto negli anni, pensiamo anche alla scorsa legislatura, ci sono le condizioni per la riduzione del numero dei parlamentari e per il Senato federale. Io ritengo che la Camera debba avere il compito di dare la fiducia al governo e di controllo sull'operato dello stesso. Il Senato, invece, dovrebbe avere il compito di raccordo tra Unione Europea, Stato centrale, regioni ed enti locali. Credo, invece, che ci debba essere una parità di funzioni sul tema dei diritti, come i temi bioetici, sulla costituzione e sulle leggi elettorali.
Il Senato federale dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini che voterebbero in concomitanza con le elezioni regionali. Per la Camera ci vorrebbe una legge elettorale di tipo maggioritario, mentre per il Senato federale sarebbe meglio una legge di tipo proporzionale. È vero che non si può avere una legge elettorale diversa per ogni istituzione, ma se Camera e Senato dovessero avere funzioni diverse, allora si potrebbero avere due leggi differenti". 
 
E sui temi della giustizia non crede che vi siano margini di dialogo?

"Sulla giustizia credo che oggi sia difficile avere un dialogo. È vero che occorrono la certezza della pena, tempi certi per i processi e un maggior equilibrio tra accusa e difesa, ma a questo non si possono anteporre i problemi del premier. Se si vuole affrontare la giustizia dal punto di vista dei cittadini, allora il Pd deve agire perché la giustizia in Italia non funziona. Per far questo serve garantire l'autonomia della magistratura e cioè il pm non deve dipendere dal potere politico. Bisogna informatizzare gli uffici e depenalizzare alcuni reati, investire in formazione e dare risorse, non inventare scorciatoie per affrontare i casi personali del premier peggiorando così il funzionamento della giustizia e il criterio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. (segue)

Sul premierato, invece, non crede che se fosse stato già approvato avrebbe potuto avvantaggiare un governo debole come era quello di Romano Prodi nella scorsa legislatura?

"Le riforme vanno fatte per l'Italia e non per le convenienze politiche. Al momento esistono due alternative: o rafforzare i poteri del governo e quindi aprire al presidenzialismo oppure rafforzare il Parlamento. Entrambe le vie sono democratiche, ma personalmente penso che corrisponda di più alla cultura e alla storia dell'Italia un rafforzamento del Parlamento così come esiste in Spagna e in Germania. La bozza Violante prevedeva che il Parlamento eleggesse solo il presidente del Consiglio e che non desse la fiducia all'intero governo. A quel punto il presidente del Consiglio non solo può proporre la nomina dei suoi ministri, ma anche la loro revoca. Serve inoltre istituire la “sfiducia costruttiva”, ossia un governo va a casa solo quando si è formata una nuova maggioranza che elegge un nuovo premier. Su tutto questo però occorre che vi sia un reale desiderio di riformare le nostre istituzioni e che non si continui con il solito tira e molla".
 
(spk) 23 nov 2009 19:36

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