sabato 12 febbraio 2011

Il fronte anti-Berlusconi è sempre più frammentato


di Francesco Curridori
curridori@ragionpolitica.it
  
mercoledì 09 febbraio 2011

Il centro-sinistra italiano è allo sbando. Non è un giudizio di valore ma un dato di fatto che scaturisce da due importanti quesiti. Il primo: quali e quante sono le opposizioni a Berlusconi? Secondo: quali e quante sono le opposizioni dell'opposizione a Berlusconi? Mi spiego meglio. Nel Pd, allo stato attuale delle cose, il leader è il segretario Pier Luigi Bersani. Il movimento democratico, la corrente guidata dall'ex segretario Walter Veltroni, è all'opposizione della maggioranza bersaniana. La corrente capitanata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi vuole rottamare sia Bersani che Veltroni.
All'opposizione della vocazione maggioritaria riproposta recentemente da Veltroni, oltre a Bersani, ci sono naturalmente tutti i partitini di sinistra esclusi dal Parlamento nel 2008, ossia i Verdi, i socialisti e la Federazione della Sinistra (Rifondazione comunista e Pdci) che sperano nella rinascita dell'Ulivo (nuovo o vecchio non si è ancora capito). Ma da martedì c'è pure lo stesso Walter Veltroni che dalla trasmissione di Andrea Vianello, Agorà, si è dichiarato favorevole ad una specie di «Santa alleanza» costituente, che in poche parole significa «tutti contro Silvio». Ma non finisce qui, perchè all'opposizione di questa proposta c'è Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà e governatore della Puglia, che ha ribadito la sua contrarietà ad un'alleanza con il Terzo Polo. E dentro il nascente Terzo Polo c'è un'opposizione interna a Futuro e Libertà che è contraria al progetto terzapolista: di essa fa parte le politologa Sofia Ventura e Alessandro Campi, che da pochi giorni ha lasciato la direzione scientifica della fondazione FareFuturo, fondata nel 2007 dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Contro la scelta di Alessandro Campi di sfilarsi da Futuro e Libertà si è espresso Filippo Rossi, suo compagno di viaggio dentro Fare Futuro e direttore responsabile del giornale online ffwebmagazine.it, secondo cui è giunta l'ora che anche gli intellettuali si schierino apertamente contro Berlusconi. Poi c'è pure Luca Barbareschi, che è stato molto critico verso le scelte di Futuro e Libertà e che ha avuto un vivace «scambio di penne» con Gianfranco Fini.
Il fronte «giustizialista», invece, si è spaccato in quattro. Da un lato c'è l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e dall'altro lato ci sono il Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo, il nascente movimento politico «legittima difesa» di Michele Santoro e Marco Travaglio e Roberto Saviano che, con la sua manifestazione «Libertà e Giustizia» tenutasi al Palasharp Milano sabato scorso, si è guadagnato la stima di vari esponenti del centrosinistra che lo vorrebbero persino come candidato premier. All'opposizione del fronte giustizialista si possono ormai annoverare anche Domenico Scilipoti, Antonio Razzi e Amerigo Porfidia, che hanno recentemente lasciato l'Italia dei Valori per passare al gruppo di Iniziativa responsabile, che è ormai a tutti gli effetti «la terza gamba» del governo. In sintesi, qualora si dovesse andare ad elezioni, come ho già scritto all'inizio, non si saprebbe ancora né quali né quanti sarebbero i componenti del fronte anti-Berlusconi né gli eventuali leaders che lo comporrebbero.

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