di Francesco Curridori |
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sabato 13 novembre 2010 | |
Nei giorni convulsi dell'attuale crisi politica, la sinistra è ancora spaccata e la base del Pd, soprattutto l'area giovanile, comincia a guardare, anche se con qualche scetticismo, verso Nichi Vendola. Di Vendola si apprezzano le posizioni nette e chiare espresse nel corso del congresso nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Il suo linguaggio forbito e poetico ma diretto ne fa il nuovo «messia» del centrosinistra. Rispetto al passato il suo antiberlusconismo sembra all'apparenza essersi ammorbidito, perché il suo intento è vincere le primarie di coalizione in caso di elezioni anticipate. Il Vendola-comunicatore, a differenza di Bersani, sa bucare lo schermo e sa quando sferzare l'attacco, come è successo col video-messaggio trasmesso qualche giorno fa su Youtube. Un messaggio di grande effetto, appunto, anche se con scarsi contenuti. Il leit-motiv che il governatore della Puglia ripete ormai da tempo, infatti, è che non basta liberarsi di Berlusconi, ma ci si deve liberare del berlusconismo, ossia di quella rappresentazione di un Paese dallo stile di vita modellato secondo le regole del Grande Fratello. Secondo questa concezione, Berlusconi non è la causa di tutti i mali, ma l'effetto prodotto dall'insieme dei difetti degli italiani. Questo è il Vendola-pensiero con cui la sinistra si presenterebbe come alternativa di governo in caso di elezioni anticipate. Ma questa concezione della politica e degli italiani non solo si discosta di molto dalla promessa di tornare a occuparsi dei problemi reali degli italiani, ma sminuisce anche il valore stesso che si attribuisce agli elettori: come se fossero tutti lobotomizzati da Mediaset e dintorni. La verità è ben diversa. La teoria comunicativa nota come «bullet theory», secondo cui i telespettatori sono degli individui che ricevono passivamente il messaggio televisivo come se fosse un proiettile (bullet, appunto) dal quale non poter sfuggire o contro cui non poter reagire, è superata ormai da decenni. Un terzo attore che si vuole fare strada nel panorama del nuovo centrosinistra è il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha come obiettivo quello di rottamare la vecchia classe dirigente della sinistra che da anni vive, o meglio sopravvive, sul dualismo D'Alema-Veltroni. Per il bene dell'Italia c'è da augurarsi che Renzi riesca nel suo ambizioso progetto, ma c'è da chiedersi quale scenario egli prefiguri dopo la rottamazione. Insomma, dopo aver distrutto bisogna poi ricostruire, e per farlo non basta elencare ciò che non va. Bisogna avere un progetto e un certo seguito, e avere il coraggio di metterci la faccia, di scendere in campo aperto e non trincerarsi dietro alla frase di rito «io faccio il sindaco di Firenze, il mestiere più bello del mondo, ed intendo continuare a farlo». Così si confonde l'elettorato e la base del Pd. Questi tre protagonisti della sinistra dimostrano quindi, ancora una volta, che non c'è nessuno in grado di contrapporsi a Berlusconi. Bersani sa di vecchio, Renzi d'inesperienza e Vendola ha l'handicap di guidare un partito che non raggiunge il dieci per cento. E, se si andrà a elezioni, tutto potrà accadere, ma appare improbabile che il Pd diventi il «primo partito», come ha annunciato già trionfante il suo segretario. |
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