giovedì 3 febbraio 2011

POL - Pd, il caso Di Pietro resta aperto

Roma, 20 ago (Velino) - Il dibattito interno al Partito democratico in questi ultimi giorni si è concentrato sul tema dell’opportunità o meno di proseguire un’alleanza con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Dapprima Bersani sulle colonne del settimanale Tempi si era detto nettamente contrario, salvo poi correggere parzialmente il tiro, mentre Franceschini aveva replicato su Twitter scrivendo che l’avversario da battere è Berlusconi e non il leader dell’Italia dei Valori. Il VELINO ha intervistato in merito due esponenti del centrosinistra italiano: Stefano Ceccanti, senatore del Pd e sostenitore di Franceschini e Giuseppe Caldarola, ex deputato dei Ds e attualmente giornalista del Riformista e del Giornale, sostenitore di Bersani. Ceccanti ritiene ancora prematuro parlare di alleanze prima delle Politiche del 2013 e considera più felice l’intervista che Bersani aveva rilasciato sul Riformista qualche settimana fa perché in quella occasione “faceva rilevare come Di Pietro sia più un prodotto delle nostre incertezze, difficoltà che dobbiamo superare piuttosto che un problema. Ci indica una serie di problemi ma non è né il problema né la risposta”. Caldarola invece giudica negativamente il mezzo passo indietro di Bersani dopo le critiche ricevute in quanto “dal punto di vista politico Di Pietro esprime una linea giustizialista che dovrebbe essere estranea al Pd e dall’altro lato perché l’Idv sta facendo un grande lavoro di erosione dell’elettorato Pd”. Per Ceccanti il Pd dovrà seguire l’impostazione introdotta con le ultime politiche e perciò dovrà partire dal suo programma per poi allearsi con chi avrà dei programmi omogenei a quelli del Pd. Non sarà più possibile costruire un programma in base alle alleanze, come avveniva nell’Unione. Secondo Caldarola quella con l’Idv è “un’alleanza dannosa perché danneggia il rapporto con la parte moderata del Paese e dà un valore eccessivo a una formazione minoritaria e incapace di esprimere una cultura di governo”. L’ex direttore dell’Unità sostiene che tale alleanza sia svantaggiosa perché rende impossibile instaurare un rapporto con l’Udc e con Sinistra e Libertà, mentre “per il Pd ora è importante cambiare alleati perché serve a dargli una fisionomia riformista e di governo dando l’idea di avere un patto con alleati affidabili di governo”. Ed è per questo motivo che Caldarola appoggia apertamente Bersani perché è “l’unico in grado, malgrado le timidezze di queste ore, a dare vita ad un’alleanza riformista”. Di diversa opinione è Ceccanti secondo cui “l’idea di dire 'le coalizioni si costruiscono sui programmi' rappresenta il punto di superamento dell’antiberlusconismo ideologico perché in caso contrario le alleanze, le coalizioni diventano una sorta di comitato di liberazione nazionale di Berlusconi”. Nonostante ciò anche il senatore del Pd non nega le difficoltà con l’Italia dei Valori soprattutto quando questa “ha coinvolto la presidenza della Repubblica in polemiche politiche chiedendo a Napolitano di scivolare da un ruolo di garanzia a un ruolo interno all’opposizione politica contro Berlusconi”. “L’Italia dei Valori – spiega Ceccanti - sta passando da una fase carismatica a una fase di creazione di partito e non sappiamo quale sarà la sua evoluzione. Noi ci auguriamo che sia un’evoluzione responsabile”. Evoluzione che, secondo Caldarola, non potrà esserci e perciò è preferibile stringere un’alleanza con Casini e Vendola perché “esprime una maggiore affinità programmatica ed evita il peso del mondo giustizialista”. (spk)

Nessun commento:

Posta un commento