Roma, 19 ago (Velino) - “Mi pare di aver detto delle cose chiare: sono lontano da ogni ipotesi di esclusività del ruolo del Pd. Voglio lavorare per la costruzione di un’alternativa, aprendo il dialogo con tutte le forze dell’opposizione”. Così Pierluigi Bersani torna sulla polemica, nata ieri per le parole pronunciate all'indirizzo di Antonio Di Pietro dalle colonne del settimanale Tempi. Parole che marcavano la distanza dall'alleato e che oggi hanno costretto il candidato alla segreteria del Pd a una messa a punto, richiesta anche da alcuni colleghi di partito. “Fra noi e Di Pietro esiste un diverso modo di fare opposizione" aveva dichiarato parlando di "antiberlusconismo sciocco". A stretto giro di posta era arrivata la replica del leader dell'Idv: “Prendiamo atto che per l’aspirante segretario del Pd l’Italia dei Valori è un partito da distruggere e comunque da avversare. Per noi resta prioritario far fronte comune per fermare il governo piduista, razzista e fascista di Berlusconi e del suo sodale Bossi”. Un botta e risposta che si è replicato sul fronte interno, tanto che anche il segretario Dario Franceschini, via Twitter, aveva sentito il dovere di mandare un secco “promemoria” al collega di partito: “Uniamo gli sforzi dell'opposizione per contrastare gli avversari. E l'avversario del Pd si chiama Berlusconi. Non Di Pietro”.
Oggi la precisazione di Bersani, nuovo contributo al dibattito che sta impegnando i democratici, che non hanno ancora risolto il problema delle alleanze. Da parte dell'Italia dei valori si apprezza "il cambio di rotta", "ma le parole non bastano" dice il capogruppo alla Camera Massimo Donadi secondo cui "servono i fatti": "Il Pd deve dare una netta sterzata alla propria politica per dare nuova linfa all'opposizione contro un governo disastroso e per costruire una nuova alleanza. Niente è scontato perché Idv non prescinde dai programmi e dalla questione morale''. E in attesa di sapere quale linea prevarrà nel Pd, arrivano i primi sondaggi sull'esito delle primarie del 25 ottobre. Per ora il segretario Franceschini si fa forte di una rilevazione Ipsos che lo dà in vantaggio di dieci punti percentuali su Bersani. Il suo successo verrebbe proprio dalle regioni dove teoricamente l’ex ministro allo Sviluppo economico dovrebbe essere più forte: Piemonte, Liguria, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ma anche nella “rossa” Emilia Romagna, regione di cui Bersani fu presidente.(spk)
tratto da www.ilvelino.it
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