mercoledì 2 febbraio 2011

POL- Il lungo cammino della destra italiana verso il Ppe

Roma, 12 giu (Velino) - I 29 eurodeputati eletti nelle file del Popolo della Libertà si apprestano a entrare nel Ppe, il Partito popolare europeo, dopo il beneplacito ottenuto oggi dall’ufficio politico. Per alcuni di loro, gli ex aennini che lasceranno il loro tradizionale gruppo d’appartenenza, l’Uen, l’Unione per l’europa delle nazioni, si tratta di un evento di importanza storica. Rappresenta il pieno riconoscimento a livello europeo del lavoro di emancipazione della destra operato da Gianfranco Fini dal 1995 ad oggi. Risale a circa 15 anni fa l’episodio in cui il vicepremier del Consiglio belga, Elio Di Rupo, non volle stringere la mano a Pinuccio Tatarella, uno dei fondatori di An, all’epoca ministro delle Telecomunicazioni nel primo governo Berlusconi. Tatarella, come ha ricordato Berlusconi di recente in occasione del decennale dalla sua morte, è stato il vero preconizzatore del Pdl. Ma non solo. Gianfranco Fini infatti deve la sua prima elezione a segretario dell’allora Movimento sociale italiano nel 1987 non solo all’appoggio di Giorgio Almirante ma anche alla corrente Destra Protagonista di Tatarella e dei “colonnelli” Gasparri e La Russa.
Dopo l’uscita di scena della corrente rautiana, Fini è riuscito a guidare il partito negli anni della fine del comunismo e nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Secondo molti ex fascisti che non hanno accettato la svolta di Fiuggi il passaggio da Msi ad Alleanza nazionale è stata solo una mossa politica opportunista per ottenere la legittimità a governare. Ma questa legittimità nasce con le elezioni amministrative del 1993 quando il Movimento sociale divenne il primo partito italiano con il 15 per cento superando di poco il Pds e rompendo così la conventio ad excludendum che impediva alla destra di entrare nel governo. Fini con il congresso di Fiuggi ha poi esplicitato lo scioglimento di tutti i fasci e di tutti gli –ismi, ossia la condanna del regime fascista ma anche dell’antifascismo comunista che, secondo i postfascisti, intendeva sostituire il regime fascista con regime totalitario di stampo staliniano.
Il processo di evoluzione storica e politica della destra italiana vede in Fiuggi solo il punto d’inizio di un lungo percorso che culmina nel 2003 col viaggio di Fini in Israele nel museo dello Yad Vashem in cui l’attuale presidente della Camera ha definito il fascismo come il male assoluto. Ora, con la nascita del Popolo della libertà, cinque anni dopo la “riconciliazione” tra la destra italiana e il mondo ebraico, anche a Strasburgo gli ex di An sono adesso considerati degli uomini di destra magari un po’conservatori ed euroscettici ma alla pari dei loro omologhi dell’Ump francese. L’euroscetticismo però è un termine che non si addice alla destra italiana che negli anni ’70 scendeva in piazza per un’Europa forte non solo economicamente ma anche indipendente dai due blocchi (Usa e Urss) e capace di creare un’unione per l’Europa delle nazioni. La stessa lotta politica continuerà dentro il Ppe? (spk)

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