Roma, 11 giu (Velino) - Berlusconi ha vinto o perso le elezioni europee? Questa è la domanda dopo il mancato raggiungimento della fatidica “quota 40” da parte del Popolo della Libertà. Se da un lato è vero che il partito del Cavaliere in un anno ha perso due punti percentuali a favore della Lega Nord, dall’altro si è imposto come primo partito in tutte e cinque le circoscrizioni e in tutte le regioni eccetto Valle d’Aosta, Trentino, Toscana ed Emilia. Nelle Marche e in Umbria, regioni storicamente “rosse”, il Partito democratico ha infatti perso il suo primato. La geografia politica dell’Italia, come aveva pronosticato il premier, è effettivamente cambiata dopo il voto. Gli esiti delle europee hanno evidenziato una Lega sempre più forte al Nord, un Pd un po’ meno egemone al Centro e un Pdl in calo di consensi al Sud a causa dell’astensionismo. Si fosse votato per le politiche, comunque, i rapporti di forza alla Camera non sarebbero cambiati, la legge stabilisce quanti deputati sono assegnati alla maggioranza (che è rimasta saldamente di centrodestra) e quanti all'opposizione. Sarebbero cambiati invece al Senato. Ed è molto probabile che la coalizione di centrodestra - formata da Pdl, Lega Nord e Mpa - avrebbe ottenuto più senatori della coalizione di centrosinistra - composta da Pd, Idv e Radicali. La somma dei voti del Pdl, della Lega e della Lista Autonomia, al cui interno vi sono tre partiti filogovernativi (l’Mpa di Lombardo, i Pensionati di Fatuzzo e l’Alleanza di Centro di Pionati) e La Destra di Storace, raggiungerebbe il 47,7 per cento con un incremento di 2,2 punti percentuali e la distanza tra le due coalizioni passerebbe così dai 9,3 punti percentuali agli attuali 11,5.
I risultati delle europee mostrano che la Lega con il suo 15,7 per cento permette alla coalizione di Silvio Berlusconi di incrementare di tre punti il vantaggio che aveva un anno fa contro la coalizione di Veltroni in Piemonte. In Lombardia e in Veneto la coalizione di centrosinistra proposta alle politiche del 2008 perde un punto e mezzo e il vantaggio di Pdl e Lega passa da un +23 a un +27/28 per cento. È dal Centro Italia che arrivano però i dati più sorprendenti: nelle Marche il Pd cala di 11 punti percentuali, il Pdl diventa primo partito e nella somma dei voti per coalizione si ottiene un +0,2 per cento per il centrodestra che un anno fa aveva uno svantaggio di 8 punti percentuali. In Umbria invece si passa da un +9 per cento a un +2 per cento in favore della sinistra: sette punti persi. Con l’attuale legge elettorale il numero di senatori attribuiti in queste due regioni al centrosinistra calerebbe. Nell’Abruzzo sconvolto dal terremoto dell’Aquila la coalizione di Berlusconi ha oggi un vantaggio di otto punti percentuali, mentre il solo Pd mostra un calo di 11 punti, attutito dal 13,7 per cento di Di Pietro e dal 2,3 per cento di Pannella.
La scarsa partecipazione al voto nelle isole è il dato che ha penalizzato maggiormente il centrodestra che resta comunque in testa in Sicilia con +15 per cento sulle forze di sinistra, ma il Pdl scende di dieci punti passando dal 46 al 36 per cento. La Sardegna è invece la regione dove si è votato di meno (solo il 40 per cento è andato alle urne) e questo ha determinato il sorpasso della coalizione Pd, Idv e Radicali a danno del centrodestra. C’è da considerare però il fatto che la Sardegna, in base all’attuale legge elettorale, porta in dote solo cinque senatori alla coalizione vincente e tre a quella perdente su un totale di 315. Nella situazione attuale il dato complessivo consegnerebbe a Berlusconi una maggioranza ancora più ampia e più forte al Senato senza tener conto che per trovare un partito al 35 per cento bisogna ritornare indietro sino alla Dc del lontano 1987. (spk)
I risultati delle europee mostrano che la Lega con il suo 15,7 per cento permette alla coalizione di Silvio Berlusconi di incrementare di tre punti il vantaggio che aveva un anno fa contro la coalizione di Veltroni in Piemonte. In Lombardia e in Veneto la coalizione di centrosinistra proposta alle politiche del 2008 perde un punto e mezzo e il vantaggio di Pdl e Lega passa da un +23 a un +27/28 per cento. È dal Centro Italia che arrivano però i dati più sorprendenti: nelle Marche il Pd cala di 11 punti percentuali, il Pdl diventa primo partito e nella somma dei voti per coalizione si ottiene un +0,2 per cento per il centrodestra che un anno fa aveva uno svantaggio di 8 punti percentuali. In Umbria invece si passa da un +9 per cento a un +2 per cento in favore della sinistra: sette punti persi. Con l’attuale legge elettorale il numero di senatori attribuiti in queste due regioni al centrosinistra calerebbe. Nell’Abruzzo sconvolto dal terremoto dell’Aquila la coalizione di Berlusconi ha oggi un vantaggio di otto punti percentuali, mentre il solo Pd mostra un calo di 11 punti, attutito dal 13,7 per cento di Di Pietro e dal 2,3 per cento di Pannella.
La scarsa partecipazione al voto nelle isole è il dato che ha penalizzato maggiormente il centrodestra che resta comunque in testa in Sicilia con +15 per cento sulle forze di sinistra, ma il Pdl scende di dieci punti passando dal 46 al 36 per cento. La Sardegna è invece la regione dove si è votato di meno (solo il 40 per cento è andato alle urne) e questo ha determinato il sorpasso della coalizione Pd, Idv e Radicali a danno del centrodestra. C’è da considerare però il fatto che la Sardegna, in base all’attuale legge elettorale, porta in dote solo cinque senatori alla coalizione vincente e tre a quella perdente su un totale di 315. Nella situazione attuale il dato complessivo consegnerebbe a Berlusconi una maggioranza ancora più ampia e più forte al Senato senza tener conto che per trovare un partito al 35 per cento bisogna ritornare indietro sino alla Dc del lontano 1987. (spk)
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