mercoledì 2 febbraio 2011

IL GIORNALISMO COME UN SOGNO del 16 marzo 2007

Le difficoltà e le prospettive di una professione che affascina ancora.
Politica ed economia, due strade che si incontrano nell’informazione. Le circostanze della vita ci portano spesso a scegliere una professione piuttosto che un’altra. Spesso si seguono le orme dei propri familiari oppure si punta al guadagno facile. Altre volte, invece, come nel mio caso, si percorrono strade che spesso sono perigliose e poco remunerative per il puro piacere di realizzare un sogno che è nato all’età di tredici anni.
E' stato il desiderio di diventare giornalista che mi ha portato ad iscrivermi in Scienze della Comunicazione. Ogni altra motivazione sarebbe troppo razionale per essere presa in considerazione e mi obbligherebbe ad accantonare il mio sogno in un cassetto.
Se si pensa che i giornali tendono ad assumere sempre meno praticanti ed a “sfruttare” sempre di più la professionalità di giovani stagisti a costo zero, sarebbe meglio rinunciare e cambiare obiettivo. Se, invece, si confida nel fatto che altri sono riusciti laddove vorresti tu, si riesce a vedere oltre l’apparenza di un mondo lavorativo in cui da due anni i giornalisti aspettano il rinnovo del contratto nazionale.
I nuovi media, per esempio, a mio avviso, offrono molte nuove opportunità. Nella “rete” spopolano sempre di più i giornali on line, sia sportivi sia di attualità politica, e con il passaggio al digitale terrestre si avrà anche in Italia una moltiplicazione di canali tematici che favoriranno la nascita di nuove prospettive di lavoro.
Nell’ambito del giornalismo tradizionale, oltre alla televisione, alla radio ed alla carta stampata in senso stretto, esistono le intramontabili agenzie di stampa che mai come in questo momento risultano fondamentali per chi opera nel “villaggio globale dell’informazione”.
La legge 150 del 2000 ha poi regolamentato e distinto il lavoro di addetto stampa da quello del portavoce e rappresenta una prospettiva interessante per chi, come me, si augura di lavorare nella sfera del giornalismo politico.
Personalmente è questo il settore che più mi affascina di questa professione, mentre il giornalismo economico un poco mi spaventa. I due ambiti, economia e politica, vanno spesso a “braccetto” e perciò, se mai dovessi realizzare il mio sogno, mi dovrei scontrare con una terminologia che in buona parte mi è ancora sconosciuta. È indubbio che l’“economichese” è, per quanto mi riguarda, un ostacolo più grande del “politichese”.
Fintanto che si parla di debito pubblico, PIL o di inflazione non ci sono problemi, ma quando si tratta di cuneo fiscale, grafici o addizionali irpef ecco che subentra il panico. D’altra parte è pur vero che non ho mai comprato il Sole 24 ore, ma penso che questa sia una caratteristica comune a molti miei coetanei.Per evitare che l’economia risulti ancora troppo lontana dai cittadini ritengo indispensabile che io per primo cerchi di capirla e riesca a comunicarla adeguatamente.

 
Tratto da superkeko1982.

Nessun commento:

Posta un commento