Aggredire il declino. È questo il titolo dell’ottava edizione della festa di azione giovani, i ragazzi di alleanza nazionale, che sabato hanno organizzato e assistito al dibattito tra il loro Gianfranco Fini e Walter Veltroni. Il primo parla da futuro candidato a sindaco di Roma, il secondo da futuro leader del Partito Democratico. Come moderatrice Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera e presidente di Azione Giovani.
Poche le bandiere di partito, ma molte le fiaccole stampate sulle maglie di tanti militanti, giovani o adulti, della destra a sostegno del proprio leader. Fini gioca in casa, non vuole cadere nel tranello del “buonismo veltroniano” e demarca subito le differenze sui temi più caldi: riforme e immigrazione.
Veltroni chiede che vi sia dialogo fra i due schieramenti per modificare la legge elettorale e per discutere insieme sul pacchetto di riforme istituzionali, presentato in commissione dalla maggioranza. Il sindaco è convinto che se si votasse con l’attuale legge, si ripresenterebbero gli stessi problemi di adesso, ma Fini replica: “Non era meglio modificare quelle parti che non andavano bene anziché buttare tutto? La verità è che non volevate che il centrodestra si intestasse il merito di fare le riforme”. Conclude poi con una frecciatina che scalda il pubblico: “Per me prima se ne va questo Governo, e meglio è. Ed è meglio anche per te”.
È sull’immigrazione che Fini riscuote ovviamente i maggiori consensi, facendo notare che: “È la linea troppo "buonista" che poi provoca fenomeni di razzismo e di xenofobia. In Italia deve entrare solo chi il lavoro ce l’ha già, non chi viene a cercarlo. Il clandestino deve essere rimandato a casa sua”. Veltroni, dal canto suo, cerca di spiegare la doppia linea del centrosinistra, quella governativa e quella dei “sindaci sceriffo”, affermando che l’Italia “deve accogliere quelli che vengono nel nostro Paese a cercare un lavoro. Così come hanno fatto i nostri emigranti il secolo scorso. Ma su chi viene per delinquere dobbiamo essere molto severi e molto duri. Su questo siamo tutti d’accordo”.
Quando si passa ai temi di casa propria, anche Veltroni resta vittima degli scherzi dei giovani di A. G. che lo interrogano sulla situazione della borgata Pinarelli (che ovviamente non esiste…). Il sindaco inizia a rispondere, ma poi lo interrompe la Meloni e gli spiega lo scherzetto. Lui non la prende benissimo e punzecchia Fini, che aspira a prendere il suo posto, ricordando che una città come Roma può essere amministrata solo da chi la conosce bene, cioè da chi ci è nato. L’incontro però finisce tra sorrisi e strette di mano e la diatriba sulla mobilità a Roma è solo il corollario di un dibattito civile e pacato che spesso manca nella politica italiana.
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