mercoledì 2 febbraio 2011

PIOTR: UN EX CLANDESTINO CHE VIVE IL MIRACOLO ITALIANO

La storia di un’integrazione vera di un polacco che vive al centro di Roma
 PIOTR: UN EX CLANDESTINO CHE VIVE IL MIRACOLO ITALIANO
Da muratore mancato a regista di videoconferenze per la Farnesina 

Piotr è un polacco che dal ’94 risiede a Roma, è sposato da circa sette anni con una sua compatriota, con la quale ora vive nei pressi di San Pietro. È un perito elettronico, specializzato in apparecchiature radio e tivù che, dopo essersi adattato a fare qualsiasi tipo di lavoro, è riuscito a farsi una posizione nel nostro Paese. Ha una sua ditta e lavora come regista di videoconferenza sia per enti pubblici sia per privati. Lui però è arrivato in Italia con uno status di semi-clandestinità in quanto all’epoca Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca avevano un accordo particolare con l’Italia. Si poteva venire per tre mesi come dei semplici turisti e si poteva restare soltanto se in questo arco di tempo si riusciva a trovare un lavoro regolare.
Piotr, per quale motivo una persona con le tue qualifiche non è riuscita a trovare lavoro in Polonia?
In Polonia lavoravo presso un centro d’assistenza della Funai che riparava i videoregistratori. Il mio stipendio era però di 800 slot che corrisponderebbero a 80 euro di oggi, ma quella cifra non bastava per vivere in una grande città dove l’affitto costava 140 euro. Per la Polonia quello era il periodo di passaggio dal comunismo al capitalismo e se non si aveva una solida base economica di partenza era impossibile sia lavorare sia vivere. Ho deciso di andarmene dal grigiore imposto dal comunismo sovietico e di partire per guadagnare di più, attirato soprattutto dal mondo “colorato” dell’Occidente che vedevo in televisione.
In che modo sei arrivato in Italia? Eri regolare o clandestino?
Ho comprato un biglietto di pulmann e sono arrivato a Roma come clandestino perché se non si aveva un invito con un regolare contratto di lavoro, si dovevano aspettare parecchi anni prima di venire. Era meglio partire, poi trovarsi un lavoro e mettersi in regola non appena si decideva una sanatoria. Io ho una sorella che vive a Roma, in via Candia, già da alcuni anni ed è grazie a lei se sono qui. Mi ha ospitato in quella piccola casa dove c’erano altri cinque extracomunitari, non tutti regolari.
È stato difficile trovare lavoro?
Quando sono arrivato il lavoro di muratore che mi era stato promesso non c’era più. Non ho lavorato per tre settimane e, dato che non potevo stare lì a spese di altri, mi sono dato da fare ed ho trovato lavoro in un albergo. Portavo le valigie, lavoravo dalle 18 alle 2 di notte per guadagnare 150 mila lire a settimana più le mance. In seguito sono stato aiuto cuoco, ma non mi piaceva e così, tramite gli amici, ho fatto l’elettricista per conto di un italiano. Questi mi ha assunto e messo in regola e grazie a me ha cambiato tipo di lavoro: da elettricista puro ha iniziato ad installare allarmi e parabole. All’inizio guadagnavo due milioni di lire al mese ma, dato che gli procuravo la maggior parte del lavoro, mi ha dato di più.
Quando e perché hai lasciato questo lavoro?
Dopo cinque anni, quando non ero ancora sposato, mi ha assunto una ditta che lavorava per il Ministero degli Esteri. Mi allettava l’idea di fare il regista video e così, pur sapendo che avrei guadagnato di meno, ho scelto di fare il dipendente per chi mi dava la possibilità di lavorare proprio nel mio campo.
In questo modo però succedeva che per diversi giorni non facessi nulla e perciò, anche se grosso modo pagavano bene, dopo poco decisi di andar via. Per me i soldi non sono tutto. Se faccio ciò che mi piace posso anche guadagnare di meno. Stavo già meglio, avevo messo dei soldi da parte e, dopo un anno di conoscenza, ho sposato mia moglie. Siamo andati a vivere da soli in periferia, lasciando la casa di mia sorella. Solo pochi anni fa siamo tornati in centro e ci siamo trasferiti qui, a Monte del Gallo.
Come sei riuscito a metterti finalmente in proprio?
Non riuscendo a fare il dipendente, ho cambiato modo di collaborazione con la mia ex ditta. Abbiamo fatto un accordo un po’ strano, ma che conveniva ad entrambi, anche a loro perché ora tutte le tasse le pago io. Quando mi chiamavano, io gli garantivo la mia disponibilità per un certo numero di ore e loro mi garantivano determinate entrate, senza però chiedermi di stare fisso al ministero senza far nulla. Così, dopo dieci anni dal mio arrivo in Italia, ho aperto una mia attività e ho due uffici: uno in centro ed uno alla Farnesina.
Ma non lavori solo qui a Roma?
La mia ditta, che ormai ha già tre anni, fa servizi di videoconferenza in tutta Italia, non solo di eventi politici, ma anche di concerti, di festival ecc…Non ho dipendenti e lavorando come esterno per l’ex ditta che mi aveva assunto alla Farnesina, viaggio molto a Genova, La Spezia e Napoli.
Dal punto di vista esclusivamente economico non hai problemi?
Guadagno, ma ci sono tantissime tasse che mi uccidono e, purtroppo, devo sottostare al prezziario stabilito annualmente dallo stato perché le mie entrate provengono soprattutto dagli enti pubblici. Poi, ovviamente, lavoro anche per i privati altrimenti è impossibile sopravvivere.
I soldi che guadagni vanno in parte anche ai tuoi familiari in Polonia?
Ho sempre dato dei soldi ai miei familiari. Ora col caro euro, in Polonia tutto è aumentato. Prima con 50 euro compravi il cibo per tre mesi, ora, se vivi in una grande città, 800 euro non bastano perché si spendono 650 solo per il mangiare. I soldi che mando alla mia famiglia sono una garanzia, ma il loro stile di vita è sempre lo stesso.
Quindi non ti conviene tornare in Polonia?
Molti polacchi sono tornati perché qui in Italia non ci conviene più restare. Adesso, chi torna in Polonia vive in famiglia, non paga l’affitto e quindi risparmia. Io però non lascerei mai l’Italia perché mi trovo bene e perché soffro troppo il freddo della mia patria.

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