(spk) 12 ott 2009 16:26
giovedì 3 febbraio 2011
POL - Pd, Franceschini e D'Alema ai ferri corti
Roma, 12 ott (Velino) - Veltroni va da Fazio, Rutelli resta a casa ammalato, Prodi manda solo un messaggio e Parisi diserta. Un congresso, quello del Pd, privo dei suoi padri fondatori ma denso di polemiche. Se da un lato, infatti, Bersani ha dichiarato di voler “riaprire il cantiere dell’Ulivo con movimenti politici e civici disposti al dialogo con noi e lavorare a un quadro ampio di alleanze politiche”, dall'altro Franceschini si è limitato a difendere la scelta dello strumento delle primarie, che anche secondo il senatore Ceccanti sarebbero a rischio in caso di vittoria di Bersani. Ma Franceschini ha anche polemizzato con Epifani per la sua scelta di sostenere Bersani, scrivendo su Twitter che: “Epifani vota Bersani perché al Pd serve un'identità... Eh, Guglielmo, il Pd ha già scelto l'unità che i lavoratori aspettano dai sindacati...”. È inoltre interessante notare come Bersani, sull'editoriale del Foglio di oggi riceva il sostegno anche di Giuliano Ferrara, secondo cui l'ex ministro del governo Prodi è “una persona seria” e “non lo si è sentito in prima fila nella lotta contro la mignottocrazia”, mentre i sostenitori di Franceschini siano molti di meno e molto più defilati. Rutelli è pronto a uscire dal partito, mentre Veltroni non si mai fatto vedere accanto al suo “ex numero due” e soltanto ieri nella trasmissione “Che tempo che fa” ha rivendicato la sua gestione del partito e confermato a Franceschini un sostegno scontato da tempo. D'Alema, invece, dopo l'attacco di Franceschini sempre sul tema del peso del voto degli iscritti e delle primarie, oggi ha risposto che non desidera: “lo scontro con Franceschini. Ma è curioso che il segretario del mio partito, per andare sui giornali, debba attaccare me. Forse è una delle ragioni per cui bisogna cambiare il segretario”. E sempre tramite Twitter è subito arrivata la controreplica di Franceschini: "D'Alema e' fantastico! Dice che se verro' eletto io gli iscritti se ne andranno dal Pd. Io rispondo che non e' vero e lui dice che l'attacco". Il “terzo incomodo” Ignazio Marino, ormai fuori dai giochi con appena l' 8 per cento dei voti ottenuti al congresso, ne ha quindi approfittato per sottolineare che “noi oggi ci ritroviamo di nuovo nella vecchia sfida tra Veltroni e D'Alema. Stiamo imbrigliando la sinistra del nostro Paese in questo dibattito personale che va avanti da ormai vent'anni e non vediamo invece quali sono le sfide della nostra modernità”.
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