venerdì 4 febbraio 2011

POL - Pd: bioetica, conflitto d’interessi, alleanze nel confronto tra big

Roma, 16 ott (Velino) - L’atteso confronto – in corso al teatro dell’Acquario di Roma – tra i tre candidati alla segreteria Pd rispecchia le previsioni della vigilia: il vincitore della contra tra gli iscritti, Pier Luigi Bersani, difende e prova consolidare la posizione conquistata, Dario Franceschini lo incalza e tenta di ribaltare i pronostici in vista delle primarie del 25 ottobre, l’outsider Ignazio Marino si smarca da entrambi i rivali muovendosi agilmente sul terreno della laicità e delle alleanze il senatore-chirurgo sbarra la strada ad accordi con l’Udc stipulati allo scopo di vincere o almeno contenere il passivo alle Regionali). Franceschini difende la credibilità della sua candidatura sottolineando che è sceso in campo “per amore per il partito in un momento di difficoltà. Ho cercato di avere collegialità, di decidere votando. Non ho più convocato ‘caminetti’, ho sciolto il governo ombra. Vorrei che riconoscessimo di aver commesso errori in questi due anni, ma non mettiamo in discussione il progetto”. Rilanciando slogan intonati al rinnovamento, Franceschini chiede “ai giovani volontari con curriculum straordinari: perché non siete voi i dirigenti del partito? Una parte della squadra se farò il segretario sarà fatta da chi merita, non da chi conosce. Io non avrei mai accettato di fare Bassolino capolista”. Per Bersani “servono cambiamenti nel partito, a cominciare dalla struttura e nel messaggio della società. Io non sono per il partito di un uomo solo, penso a una comunità di protagonisti, non a un collettivo di supporters per il leader”. Il vincitore della prima fase congressuale segnala che “bisogna partire dal territorio, radicarsi e selezionare la classe dirigente. Rinnovare non per simboli, non prendendo un giovane. Cercando di mettere in campo una generazione che c’è già”. A Sergio Chiamparino, che spesso ha criticato il partito, Bersani dice: “È ora di dare una mano, questo partito è l’unica speranza di questo paese, lavoriamoci tutti in unità e in amicizia”. Al Pd gestione Veltroni (in cui Franceschini ricopriva il ruolo di vice), Bersani rimprovera che “questa legislatura l’abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi ed io credo che questo sia stato un errore. Noi abbiamo il compito di fare un’opposizione seria. Il più grande antiberlusconiano è quello che lo manda a casa”. Quanto a temi etici, “uno Stato che non fa una legge sulle unioni civili – esemplifica Bersani - non è uno Stato laico. Come muoio io non lo decide né Gasparri né Quagliariello né il 50 per cento del Parlamento. La Binetti è un tema vecchio, l’ho detto prima: servono regole certe e se uno sgarra uno, due tre volte alla fine vai fuori”. Per Marino, “ognuno ha il diritto di poter indicare a quali terapie vuole essere sottoposto e a quali no”. Marino si esprime inoltre a favore delle adozioni per i single e sul caso Binetti osserva: “Doveva essere risolto due anni fa quando votò contro la fiducia al governo Prodi”.
In ogni caso, ricorda Bersani, il Pd fa un congresso “non perché abbiamo delle beghe ma perché tutti i partiti democratici fanno un congresso. Solo i partiti che hanno un padrone non lo fanno”. Vivace lo scambio di battute Marino-Bersami sul conflitto d’interessi. “Vuoi vedere che è colpa mia che stavo in America che 12 anni fa non è stata fatta la legge sul conflitto di interessi?”. “Ignazio, sai benissimo che 12 anni fa non ero nemmeno in Parlamento”, risponde Franceschini. Sul capitolo primarie è Bersani a difendersi dalle critiche interne: “Sono un’esperienza della quale sono convintissimo, forse il problema è di perfezionarle perché non si rovinino”. In quell’occasione “i cittadini decideranno” e faranno in modo “che si affermi uno di noi in prima battuta”. Se questo non accadrà ci sarà il ballottaggio “e le regole dello statuto vanno rispettate”, ma “la responsabilità della politica è tenere in massimo conto quello che diranno gli elettori”. (spk)
tratto da www.ilvelino.it

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