Lei, nel suo libro, ha confrontato il sistema istituzionale americano e quello italiano. Dai suoi studi, crede che una futura riforma costituzionale debba prevedere anche l’introduzione del presidenzialismo?
Non ho ancora sciolto questa riserva. Sono sicuro però che serva un rafforzamento dei poteri del governo anche perché al momento c’è uno sbilanciamento tra i poteri del governo e quelli del Parlamento. In Italia il Parlamento sulla carta ha dei poteri molto maggiori rispetto al governo, ma alla resa dei conti è l’esecutivo che approva una finanziaria in nove minuti e va avanti a colpi di decreti legge e di voti di fiducia. È per questo motivo che c’è l’esigenza di una riforma costituzionale che dia più poter al capo del governo, in primis il potere di rimuovere i propri ministri. Stabilito questo poi vi sono varie forme su cui si può trovare un’intesa: c’è il semipresidenzialismo francese, il presidenzialismo puro americano oppure il premierato all’inglese, ma l’obiettivo deve essere sempre quello di imprimere una maggiore velocità all’opera delle istituzioni. L’importante, come ricordano gli studiosi di diritto costituzionale, è che sia il governo sia il Parlamento siano forti. Gli Stati Uniti, a differenza dell’Italia, hanno un Parlamento molto forte che svolge una forte opera di controllo sull’esecutivo tanto che l’attuale presidente Obama, nonostante la sua popolarità e il suo carisma, non riesce a far approvare la sua riforma sanitaria. (segue)
Un altro tema di grande dibattito in Italia è il federalismo. Lei crede che un sistema federale come quello statunitense sia da imitare?
La Palombara (il secondo autore del libro nda) fa una dura critica al federalismo americano e denuncia che la colpa dell’impoverimento delle masse sia del federalismo troppo spinto. Vi sono infatti degli Stati con un ottimo sistema scolastico e altri dove si possono trovare delle scuole peggiori di quelle del nostro Sud Italia. Lo stesso discorso è valido per il welfare state, che in alcune zone dell’America è molto efficiente, mentre in altre zone lascia inalterate le disuguaglianze.
Per quanto riguarda l’Italia è presto per dare un giudizio in quanto finora è stata approvata solo una cornice di massima, una bozza di federalismo, ma si devono ancora definire i dettagli. Bisognerà vedere se il federalismo italiano sarà in grado di responsabilizzare gli amministratori del Sud per quanto riguarda la gestione delle risorse, ma soprattutto accanto alla responsabilità servirà unirvi un sistema solidale. (segue)
Non le sembra però che in un Paese come gli Stati Uniti, dove esiste un “federalismo spinto”, vi sia anche un senso della patria molto più sentito che in Italia?
Vede in Italia noi distinguiamo tra senso civico e senso dello Stato, mentre negli Stati Uniti per esprimere questi due concetti si usa una sola espressione: civic sense. Da questo punto di vista gli americani hanno molto da insegnarci. Le faccio l’esempio delle elezioni americane del 2000 quando si sfidarono Bush e Al Gore. All’epoca c’era uno scarto minimo tra i due candidati alla presidenza e portò ad un altissimo scontro tra repubblicani e democratici, ma entrambi quando la Corte suprema si pronunciò le proteste finirono subito. Ecco, in Italia manca ancora questo senso civico
(spk) 15 set 2009 19:02
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