mercoledì 2 febbraio 2011

POL - Pd al Congresso, protagonisti a confronto

Dalle pagine della ‘Stampa’ di oggi, Enrico Letta, conferma il suo sostegno alla candidatura di Bersani in quanto egli “ha l’esperienza e la saggezza di essere quello che i francesi chiamerebbero un ‘rassembleur’ di diverse esperienze, per far sentire ognuno a casa. Inoltre esprime bene l’idea che la politica debba essere concretezza, un tema su cui gli italiani in questi anni ci hanno bocciato”. Se il Pd vuole uscire dalla crisi deve “costruire un’identità nuova - spiega l’ex margheritino - che non sia solo la sovrapposizione delle due foto di Moro e Berlinguer, cioè l’idea che il Pd sia solo il compromesso storico trent’anni dopo”. Egli, infine, sconfessa la scelta del Pd fatta per le politiche di un anno fa di creare un partito a vocazione maggioritaria. L’errore, secondo Letta, fu quello di “aver creduto che sfidare Berlusconi sul suo terreno, cioè il bipartitismo, potesse portare ad un’affermazione del centrosinistra. E perché vi sia un successo di questa idea ci deve essere la mescolanza vera, non i ticket appiccicaticci. E a proposito del pressing su Chiamparino, voglio dire che una sua valorizzazione non può che far bene al partito”. E sempre dalla ‘Stampa’ Chiamparino precisa che la sua non sarà una candidatura di facciata ma che si metterà in gioco solo per un progetto vero, non per creare una corrente. “Entro la settimana deciderò, prima però voglio capire che cosa sostengono nelle loro mozioni Franceschini e Bersani” dice il sindaco di Torino, carica che intenderebbe mantenere almeno fino al Congresso. “Per me al momento la priorità resta quella di continuare ad amministrare – conclude Chiamparino – e dopo si vedrà, mi sembra che siamo molto lontani da quel momento”.
Franceschini, che non teme la sfida né con Chiamparino né con Bersani, sull’‘Unità’ ha spiegato che “una linea, un candidato, non è mica l’anticamera della scissione. È un confronto democratico, che farà bene al Pd. Siamo un partito che non vivrà più di divisioni in base alle provenienze, perché il mescolamento c’è già stato. Chi vincerà avrà perciò il compito facilitato rispetto a Veltroni perché adesso “chi vince lo fa sulla base di un confronto, di una sfida di contenuti”. Recentemente, dopo Giampaolo Pansa, anche Franco De Benedetti ha espresso parecchie perplessità sulla sopravvivenza del Pd dopo il Congresso. “Io non credo che una forza politica si formi per somma di tanti pezzetti ma per spostamento di identità e interessi su un piano diverso, in cui possono comporsi. È la forza del progetto che determina il successo e la forza delle aggregazioni, non viceversa” ha dichiarato l’ex senatore del Pd al ‘Giornale’. (spk)

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