Roma, 1 ott (Velino) - Pierluigi Bersani primo col 56,5 per cento delle preferenze, Dario Franceschini secondo con il 35,8 per cento e Ignazio Marino ultimo con l’7,6 per cento. I dati definitivi delle varie assemblee congressuali arriveranno domani ma, dopo che si è votato nell’85 per cento dei circoli con una partecipazione del 57 per cento degli iscritti, la sfida dell’11 ottobre vede la mozione Bersani avanti in 16 regioni su 20. Franceschini è infatti avanti solo in Lazio, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, mentre Marino si accontenta di superare la soglia del 5 per cento. Se da un lato la partita sembrerebbe chiusa visti i venti punti percentuali di distacco di Bersani, per un altro verso i franceschiniani ribattono che in realtà la distanza fra i due contendenti in valori assoluti è di poco più di 80 mila voti, nulla a confronto dei 2 milioni di partecipanti che si prevedono per le primarie. I sostenitori dell’attuale segretario inoltre denunciano brogli nelle regioni del Sud dove Bersani supera il 60/70 per cento e a questo proposito risulta emblematico il caso di Reggio Calabria, dove l’ex ministro romagnolo ha raggiunto il 92 per cento dei consensi a fronte di un 4,8 per cento di Franceschini e soltanto un 2,5 per cento per il trapiantologo Marino. A questo proposito Franceschini, incontrando la giovane classe dirigente del Pd, ha detto: “Se Napoli ha più iscritti di tutta la Lombardia e se Reggio Calabria da sola ha più iscritti della Liguria, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va”. In questo clima si inserisce la polemica scaturita dalle parole di Rutelli che, due giorni fa ha pronosticato un’eventuale uscita dal Pd in caso di vittoria del “socialdemocratico” Bersani, ma l’ex ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, interpellato dal VELINO, smentisce questa ipotesi: “sono solo chiacchiere dei giornali, sennò la gente si annoia…”. (spk)
tratto da www.ilvelino.it
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