mercoledì 2 febbraio 2011

CLT - *Mostre, Veronica Murgia: L’arte come terapia

Roma, 14 ago (Velino) - Veronica Murgia è una giovane artista sarda che è riuscita a sconfiggere psicologicamente la sclerosi multipla, diagnosticata un anno e mezzo fa, attraverso la pittura. Nel 2003 ha conseguito a Oristano il diploma in Maestro dell'arte della ceramica. Poi si è trasferita a Cagliari, dove tuttora vive e lavora e nel 2007 ha conseguito la laurea in Scienze dei Beni Culturali. Ha esposto le sue opere in varie gallerie nazionali ed è stata selezionata per alcuni premi tra cui quello internazionale Renè Magritte e il Trofeo Artista del 2009, organizzato a Cesenatico. E' apparsa su diversi numeri della rivista Boè. Sarà inoltre presente sul catalogo Cai edito dal Centro Diffusione Arte, Palermo e Avanguardie artistiche 2010. Dal 21 al 23 agosto e dal 28 al 30 agosto Veronica Murgia esporrà le sue opere alla galleria del Centro commerciale Sant'Ignazio di Villacidro, capoluogo della provincia del Medio Campidano. Quando e perché ha iniziato a dipingere?
Ho iniziato a dipingere un anno e mezzo fa - risponde al VELINO Veronica Murgia -, dopo che mi era stata diagnosticata la sclerosi multipla, nonostante avessi già da tempo tutto il materiale che mi era stato regalato anni prima, ma mai usato. Ho cominciato dopo la diagnosi perché dovevo restare a casa, sono diventata disoccupata e quindi mi sono trovata un diversivo e una ‘terapia’. Ho usato l’arte per tirare fuori anche in maniera creativa una cosa che nell’opinione pubblica viene considerata negativamente, mentre io ho preso abbastanza bene la situazione. Mi sono detta: trasformiamo una cosa brutta in qualcosa di più neutro. Inizialmente infatti usavo colori molto forti, poi via via lo stile si è definito e i colori si sono chiariti. Dietro c’è un percorso introspettivo.
Quindi la sclerosi multipla non impedisce di dipingere?
L’interferone e tutte le cure necessarie per contrastare questa malattia indeboliscono molto il fisico e perciò quando magari non ci si può nemmeno alzarsi dal letto si finisce col farsi dei quadri mentali. In ogni caso consiglio a tutti di dedicarsi all’arte, alla pittura.
Quali benefici dà la pittura come forma di aiuto?
Sicuramente è un modo diverso di comunicare, soprattutto per i malati di sclerosi multipla e i disabili. Qualsiasi forma di arte aiuta i disabili sia che si dipinga, si faccia musica o altro. E questo l’ho sperimentato sia con gli autisti, sia con i sordi, ma anche con gli ipovedenti.
Si occupa di pittura per volontariato?
Mi capita di farlo per lavoro quando ci sono dei progetti, ma anche come volontariato con l’associazione di sclerosi multipla che ha sede a Cagliari. Attualmente c’è un progetto di arteterapia per i giovani che dovrebbe partire a breve.
Quando è passata dall’uso della pittura come sfogo alla pittura come professione?
Il mio percorso pittorico è molto legato alla mia religione, il buddismo, che essenzialmente consiste nel realizzare una missione nel mondo. Attraverso la realizzazione della propria felicità si può contribuire alla felicità di tutta l’umanità. Il mio desiderio era quindi capire quale fosse la mia missione e come sfruttare sia la malattia sia la pittura per la mia vita e per quella degli altri. Una mia amica pittrice, anche lei buddista, mi ha proposto una pubblicazione su Boè, una rivista edita dal centro diffusione arte di Palermo. Si trattava di uno speciale per gli artisti sardi. Questo quadro poi è finito in una collezione privata a Milano e da lì ho iniziato a ricevere lettere da galleristi di tutta Italia, ma anche stranieri, per la partecipazione a concorsi internazionali. C’è la possibilità che nel 2010 partecipi a un concorso a Bruxelles. È stato tutto molto casuale. (spk)
tratto da www.ilvelino.it

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